Un brano fresco, prodotto con mezzi low cost, che tiene incollati alle cuffie o allo schermo per la bravura di questa giovane band che punta su un testo chiaro ed efficace in cui viene descritta una relazione d'amore non ancora finita; ne consegue un'autoanalisi della coppia nei loro pregi e difetti.
Un brano che fa riflettere su cosa può essere migliorato nella comunicazione tra i due.
A voi l'ascolto...
1- nell’intervista avevi uno sfondo molto interessante! Da dove ti eri collegato?
Grazie per il complimento!
Durante l’intervista ero collegato semplicemente da casa mia, più
precisamente dalla mia stanza.
2- chi eravate prima di diventare i Millirem?
Prima di diventare i Millirem eravamo sostanzialmente dei ragazzi che
conducevano le proprie vite senza quasi conoscersi. Io personalmente
frequentavo ancora le scuole superiori e sapevo chi era Samuele (il nostro
batterista) in maniera marginale. Si può quindi affermare, a tutti gli effetti,
che il rapporto vero e proprio di amicizia tra me e lui e successivamente anche
con gli altri membri sia nato assieme alla band stessa, che è quindi diventata
un mezzo anche per conoscersi meglio come persone oltre il relativo
strumento.
3- come si è formata la band?
La band si è formata in seguito al mio incontro con Samuele, un incontro nato
dalla nostra reciproca condizione di musicisti.
Ci vedemmo per la prima volta in un parco della nostra zona ed io portai la
mia chitarra acustica per suonare qualcosa per l’occasione. Lasciammo quel
parco con l’intento preciso di fare qualcosa assieme.
Per le volte successive i nostri incontri si svolsero nel suo garage, da lì
abbiamo cominciato a tirare giù qualche idea.
La band nacque quindi in maniera molto naturale.
Chiamammo un ragazzo che suonava il basso di nostra conoscenza e
provammo due cantanti diversi prima di scoprire Alessia, la nostra attuale
voce.
La band vera e propria prese forma solamente dopo il suo ingresso.
4- spiegaci la tua formazione da chitarrista.
Iniziai a suonare la chitarra a 16 anni per pura curiosità verso lo strumento,
nulla di più.
Inizialmente fui colpito da diverse remore, poiché nel mio assurdo
immaginario un vero chitarrista nasceva già “con la chitarra sotto braccio”,
alludendo all’idea che per diventare davvero bravi bisognasse cominciare a
suonare fin da piccoli.
Superai questi dubbi grazie anche alla spinta emotiva di un mio carissimo zio e
così cominciai a prendere lezioni privatamente da un ragazzo della mia città.
Si instaurò un bel rapporto tra noi due, tanto che per 4 anni consecutivi presi
lezioni da lui, innamorandomi sempre di più anche dello strumento stesso.
Il mio insegnante ad un certo punto smise di dare lezioni per motivazioni di
tempo e mi consigliò un altro ragazzo, suo amico, per proseguire il percorso
fino a quel momento intrapreso.
Questo ragazzo diventò a tutti gli effetti il mio secondo insegnante di chitarra,
anche lui molto simpatico e competente, ricordo la sua tecnica mostruosa.
Rimasi con lui per i successivi 2 anni fino a quando anch’egli smise di
insegnare per motivi personali.
Giunto a quel punto decisi di continuare il percorso di esercizio e studio
autonomamente, oramai forte dei numerosi anni di insegnamento alle spalle.
La mia formazione non è quindi quella di un autodidatta ma, al contrario, ho
voluto sin da subito appoggiarmi a chi ne sapesse più di me.
5- quale città vi ha permesso di esprimervi maggiormente e crescere artisticamente?
La città in cui tutti quanti risiediamo, ovvero Novara, sinora è stata il nostro
palcoscenico, territorialmente parlando.
Purtroppo non siamo ancora riusciti ad uscire più di tanto dai confini della
zona, complici diversi fattori interni ed esterni alla band, ma è un nostro
proposito ed obiettivo per l’immediato futuro.
6- spiegaci una giornata tipo della band.
La sala prove è il fulcro della nostra attività, luogo in cui riusciamo a recarci ad
orari serali o notturni per via degli svariati impegni di ogni singola persona. Lì
suoniamo, creiamo e talvolta litighiamo, tutto propedeutico alla crescita di un
gruppo, questo è quanto credo io.
Capita spesso però che al di fuori della routine della sala prove io, Samuele ed
a volte Alessia ci incontriamo per buttare giù bozze (musica e/o testi) o
semplicemente per passare del tempo assieme e fare qualsiasi tipo di
esperienza, attività dalla quale spesso nasce la famosa ispirazione.
Se dovessi proprio descrivere una giornata tipo della band la riassumerei così:
mattino di ritrovo e di discussione sui temi più accesi per noi in quel
momento; pomeriggio di scrittura e stesura di musiche ed idee per i testi ed
infine serata in sala prove per mettere in atto quanto fatto durante la
giornata, strumenti alla mano.
7- come si struttura una vostra performance live?
Per le performance live noi prepariamo sempre una scaletta che poi
abbastanza rigorosamente seguiamo, eccezion fatta per variazioni sul
momento o per richieste specifiche del pubblico.
I nostri inediti sono sempre protagonisti dei live.
Logisticamente noi ci occupiamo di tutto, dal montaggio di tutta l’attrezzatura
al correlato smantellamento di tutto a fine serata.
La ricerca stessa degli eventi è di nostra pertinenza, operazione molto spesso
stressante.
Noi suoniamo, siamo i tecnici e siamo l’agenzia. Siamo tutto e ci piace anche
che sia così, la speranza è che un giorno qualcuno lo faccia per noi solo perché
sarebbe il segno che il passo successivo è stato fatto.
8- come e dove avete realizzato il videoclip del brano “più leggero”?
Il videoclip di “più leggero” è stato realizzato nella stessa sala prove descritta
sopra (nella stessa struttura più precisamente) ed è il risultato di un secondo
tentativo, a fronte di un primo meno riuscito.
E’ interamente girato con un cellulare posizionato di fronte a noi, mentre ci
divertiamo a scambiarci gli strumenti ed a scherzare, fondamentalmente.
La scelta della location, dell’idea e della realizzazione con la camera fissa sono
anche frutto di specifiche esigenze di tempo e budget, senza vergogna
nell’ammetterlo ed anzi abbiamo cercato di trasformare in virtù le evidenti
mancanze giocando proprio sul fattore dello sfondo e dell’inquadratura fissi,
dovevamo per forza diventare noi soggetti indiscussi della scena.
9- da quale idea nasce il testo?
Il testo nasce da un’idea di Samuele e parla di una relazione sentimentale
finita sul piano razionale ma ancora cocente sul piano emotivo.
I soggetti coinvolti, o almeno uno di essi, ripensa a questa relazione e da
queste riflessioni scaturiscono numerose immagini mentali, talvolta
pittoresche ed irrazionali.
Sicuramente il testo è stato ispirato dal vissuto di Samuele e di tutti noi per
estensione, ognuno chiaramente con le sue modalità, poiché credo che
nell’arte o nell’espressione in generale si attinga sempre dal proprio, più o
meno consapevolmente.
10- quale messaggio intendete trasmettere con i vostri brani?
I nostri brani attualmente non vogliono trasmettere un messaggio che
sia univoco o uniforme, concepiamo ogni brano come un microverso
assestante e non per forza inserito in un mosaico di significato.
Il collante che però certamente può unire il tutti siamo noi stessi, in quanto
cerchiamo sempre di mettere noi stessi e le nostre fragilità all’interno dei
brani probabilmente con la flebile speranza che qualcuno possa trovarci lì tra
le parole ed apprezzarci anche solo per un istante.
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