Questa sera abbiano un ospite molto interessante, lui è un compositore ed il suo nome è Flavio Cuccurullo.
Intervista a cura di Riccardo Russo:
R.:
A quale categoria di compositori appartieni e che genere musicale proponi?
F.:
A livello accademico ci sono vari settori in cui ci si può specializzare; dalla musica da concerto alla musica assoluta o, come nel mio caso, alla musica per film. Io mi dedico alla musica per colonne sonore e, pur venendo da un contesto classico, con studi accademici alle spalle, mi sono sentito un pesce fuor d'acqua in diverse situazioni; probabilmente è proprio questo che mi ha spinto a divergere e a diventare compositore per musica per film. In questo modo ho la possibilità di sperimentare tantissimo.
R.:
Un compositore per musica per film lavora alla stesura di una partitura per un lungometraggio giusto?
F.:
Qualsiasi cosa, dal film, dal lungometraggio, allo spot anche. In tutti questi generi c'è una storia. Quello che io faccio è rispettare l'idea della storia.
R.:
Come avviene la commissione? Ti contattano?
F.:
Sì. Attualmente mi contattato tramite social o contatti in comune. Il brivido di quando mi chiamano è non sapere minimamente all'inizio come fare quel lavoro. Questa è la forza primogenita che mi consente di liberare la mia creatività e di sperimentare un linguaggio nuovo ogni volta.
R.:
Il tuo intervento avviene a riprese già fatte, a film montato o è una cosa che va di pari passo?
F.:
Canonicamente non c'è una vera e propria modalità; mi capita spesso di lavorare senza immagini. Ho lavorato per l'ultimo cortometraggio di Alice Tamburrino, una regista romana. Io ho iniziato a buttare giù idee direttamente leggendo la sceneggiatura. Abbiamo fatto questo brainstorming senza l'uso delle immagini. Mi capita spesso questa modalità.
R.:
Di solito hai carta bianca o hai delle limitazioni?
F.:
Quando ho la massima libertà di espressione è per me come fare arte a 360 gradi. Altre volte mi capita di avere dei registi che hanno già le loro tracce musicali premontate sopra ( tracce temporali). Il problema nasce quando arriva il compositore e si ritrova a dover proporre qualcosa di originale in una situazione in cui tutta la troupe ha già sentito e risentito tante volte il premontato musicale. Spesso si arriva quasi al limite del plagio. Questo succede perché molto spesso c'è un tempo limitato che non consente di avere quel totale processo creativo e bisogna rispettare la data stabilita per la produzione del film.
R.:
Come avviene la produzione della musica?
F.:
Dipende dal budget del film. Mi capita di fare tutto da solo, perché avendo gli strumenti virtuali, ho la possibilità di risentire tutto online. Se invece ho la possibilità di registrare con un'orchestra dal vivo qui le cose cambiano. Io scrivo le musiche in partitura, poi, se ci sono i tempi, curo io l'orchestrazione, al contrario, passo tutto ad un'orchestratore che si occuperà di realizzare la traccia virtuale fino all'esecuzione finale dal vivo.
R.:
Quanto guadagna un compositore oggi?
F.:
Dipende dalla produzione e dalla mole di lavoro che si riesce a gestire. Ci sono periodi in cui ti contattano per diversi lavori ed altri in cui sei completamente libero.
R.:
Ci vuoi presentare il brano che hai portato?
F.:
Il brano che state per ascoltare si chiama Everything dall'album God Shape Hole. Fino ad ora ho parlato di musica per film, invece questo è un esempio di musica assoluta. L'album è nato nel periodo del Lockdown e parla di quel luogo del sentire interiore che ha avuto modo di crescere e svilupparsi proprio in quel periodo di clausura in cui tutti ci ponevamo domande di tipo esistenziale. La cantante si chiama Ekaterina Shelehova con cui ho avuto il piacere di collaborare.
R.:
Brano molto suggestivo, che possiede anche un bell'ambiente sonoro. I testi anche sono i tuoi?
F.:
Sì, questa volta mi sono occupato proprio di tutto. Mi ero riproposto proprio di creare delle canzoni con questo album (il terzo). Il testo nasce e trae spunto dalla colonna sonora di un film di Gianluca Della Monica dal titolo Tieniti Tutto.
R.:
Di cosa è fatta la vita di Flavio Cuccurullo?
F.:
Di cose completamente irreali!
R.:
Com'è la giornata di un compositore?
F.:
Dipende da che ora finisci di lavorare la notte...Io lavorando a distanza con gli americani da Los Angeles, mi ritrovo spesso a comunicare con loro in orari assurdi.
R.:
Il tempo per la vita reale dove lo trovi?
F.:
Nella quotidianità! Anche un caffè è un momento di svago o andare ad un concerto.
R.:
Come si fa ad arrivare al lavoro che fai tu?
F.:
La via del compositore per film è una strada che ci si deve creare. Non è un viaggio lineare. Sicuramente bisogna studiare tanto e dare valore a quello che si è in musica. E' necessario investire sul proprio mondo interiore.
APPROFONDIMENTI:
L.:
Come nasce la tua passione per la composizione di colonne sonore?
F.:
Ho avuto la fortuna di nascere in una famiglia dove c'è sempre stato un enorme stimolo rispetto le arti in ogni sua forma, dalla musica, pittura, scultura e scrittura e così via. Ricordo vivamente che quando ero piccolo ho più volte distrutto i VHS di film perchè il più delle volte tornavo sempre indietro con la manopola del rewind su delle scene particolari che mi avevano colpito. Già da piccolo ero assolutamente rapito dalla potenza della musica nel descrivere un'atmosfera specifica, che potesse indirizzare lo spettatore verso un mondo astratto, ma anche concreto e universale.
L.:
Raccontaci del tuo background culturale.
F.:
Il mio background è molto variegato. Io nasco principalmente come chitarrista; comincio a suonare a 10 anni, appassionandomi a tutte le più importanti band rock sulla scena musicale (dai Led Zeppelin, Deep Purple, Metallica etc...), fino a quando non sono arrivato ad un rigetto verso queste forme musicali e, quindi sono giunto a voler approfondire maggiormente il concetto di musica, iscrivendomi al Conservatorio di Musica di Salerno "Giuseppe Martucci". Qui ho studiato gli aspetti compositivi della musica e del progettare i mondi sonori con le partiture.
L.:
C'è un compositore a cui ti ispiri?
F.:
Steve Reich, Philip Glass, Beethoven, James Howard, Thomas Newman, Hans Zimmer, John Williams...potrei fare una lista enorme, un'amalgama di moltissime influenze che io estraggo a seconda delle mie esigenze.
L.:
Ho visto il tuo ultimo album. Quale filosofia/pensiero esiste dentro questa creazione? (dall'illustrazione della copertina dell'album ai titoli dei singoli brani.
F.:
Dunque, per quanto riguarda la copertina dell'album devo ringraziare l'artista Maurizio Rioli, che è un esponente della Beat Generation italiana degli anni 80'. Questo dipinto rappresenta quella che è la genesi dell'Universo; infatti c'è di tutto, dalle piramidi, agli animali...
Mi piaceva l'idea di lasciare all'osservatore la libertà di trovare qualcosa che si conciliasse con il proprio modo di sentire, in modo da specchiarsi in questo caleidoscopio che rappresenta l'album. Per quanto riguarda il titolo God Shaped Hole, esso riguarda la rappresentazione del mondo interiore che ognuno di noi possiede, ma che non sempre guardiamo di noi stessi. Un luogo che ci permette di far crescere la nostra creatività.
L.:
Che cos'è per te "il luogo del sentire interiore"?
F.:
Quello spazio interno di noi stessi, che simultaneamente è vuoto e pieno e con la ricerca possiamo essere in grado di definire al di là delle apparenze. Con questo mantra ho cercato di condensare quelle che erano le mie energie creative in delle tracce che hanno l'intento di rappresentare il cambiamento che io volevo vedere manifestato all'esterno.
L.:
Qual è il progetto a cui sei maggiormente legato e perché?
F.:
Non mi soffermo mai troppo sui progetti che creo, perché una volta che li porto a termine mi distacco; di solito non mi riascolto, altrimenti troverei mille cose che vorrei cambiare.
L.:
Il film che ti ha cambiato la vita?
F.:
Direi Space Odyssey di Kubrik ovviamente. Lo ritengo uno dei film più assurdi nella storia del cinema!
L.:
C'è un sogno nel cassetto ancora da realizzare?
F.:
Sì, tantissimi. Sto lavorando per portare l'album dal vivo in un tour che mi affianchi con musicisti che hanno lavorato insieme a me al progetto. Vorrei portare la mia energia in un contesto diverso dove poter guardare in faccia il mio pubblico, in cui ci sia un transfert attivo tra me e loro.
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