Oggi abbiamo un ospite che io ho definito trasversale, ma non vi voglio annunciare troppo. Lui è Riccardo Ruiu, scopriamolo insieme...
Intervista a cura di Riccardo Russo
R. Russo:
Cosa porta un sardo in Germania?
R.Ruiu:
Io sono venuto qui per lavoro. Ho fatto un rettorato di linguistica all'Università di Berlino. Poi dopo due anni ho fatto una collaborazione con la regione Sardegna per la promozione della lingua sarda. Dopo altri due anni ho deciso di restare qui.
R. Russo:
Riccardo è un artista che tiene molto al testo...dico bene?
R. Ruiu:
Il mio studio si può definire binario: uno cantautorale e l'altro autorale. Questi due percorsi sono molto vicini. Sto cercando di inserirmi in un determinato ambiente musicale.
R. Russo:
Da quello che ho potuto capire dall'ascolto dei tuoi brani, tu inserisci anche dell'ironia, della leggerezza (che non vuol dire superficialità)...giusto?
R. Ruiu:
Una canzone sembra che sia frivola, leggera, soprattutto a livello musicale, ma invece nei testi sono molto pungente. Questo bilancia il tutto. Non si rinuncia alla profondità di pensiero solamente perché il ritmo è un po' allegro, vivace o sbarazzino.
R. Russo:
Cosa ti spinge a scrivere?
R. Ruiu:
Per me una canzone è come un parto. Si tiene dentro per un periodo, c'è una fase di sviluppo e poi arriva il momento di mostrare ciò che si è prodotto e condividerlo con le persone.
R. Russo:
Quali sono i messaggi che veicolano Riccardo?
R. Ruiu:
I temi che affronto sono i temi sociali, l'amore e i temi politici, come il brano che ho portato oggi, che si chiama Che ridere presidente. Un brano ironico, sarcastico, che cerca di richiamare il politico ed il ruolo che ricopre.
R. Russo:
Capite perché dico che è trasversale? Perché si prende l'onere di trattare argomenti anche scomodi. Ascoltiamola insieme.
CURIOSITA':
-Il videoclip è stato girato nel giro di due ore in Sardegna (Altopiano di Pitti);
-Pietro Mele è il regista del videoclip;
-Stefano Ferrari è l'arrangiatore;
-Il videoclip narra l'incontro-scontro tra un presidente ed un italiano medio, mettendo a confronto i due punti di vista: il presidente si immedesima nell'italiano medio e viceversa.
R. Russo:
Cosa ti porta a parlare di temi politici ed economici?
R. Ruiu:
Vivendo all'estero fare il confronto con l'Italia viene spontaneo. C'è una disparità e una disuguaglianza evidente. In Germania guadagni 500 - 600 euro di più, facendo le stesse ore di lavoro.
R. Russo:
Che considerazione hai di Sanremo? Ce ne vuoi parlare?
R. Ruiu:
Mi dispiace dirlo, però, sta diventando tutto tranne che un Festival. A me sembra che la musica abbia assunto un ruolo di secondo o terzo piano. Le canzoni stesse hanno un livello non molto alto. Se tutta la produzione italiana si ferma lì...c'è qualcosa che andrebbe rivisto.
R. Russo:
Come tu vivi questa situazione?
R. Ruiu:
Secondo me ci vuole un bilanciamento tra la canzone leggera, frivola e la canzone d'autore, più impegnata e complessa. Purtroppo la commercializzazione sta vincendo sul cantautorato. Se noi ci fissiamo che una canzone deve vendere a tutti i costi, nonostante la povertà di contenuti, se la gente cerca e vuole questo non si discute. Non so quanto la gente voglia e abbia una formazione musicale e culturale per affezionarsi al mondo cantautorale, a quello che era un tempo.
R. Russo:
Qual è il tuo punto di vista su spotify?
R. Ruiu:
Parto dalla monetizzazione dei brani: io avendo pubblicato dei brani anche su spotify...spotify paga 0,004 centesimi per streaming. Questo vuol dire che tu per avere un centesimo devi avere 300 visualizzazioni più o meno. Non viene retribuito in maniera adeguata l'artista. O sei un cantante già affermato che hai dietro un'etichetta discografica forte o altrimenti rischi di continuare nell'anonimato.
R. Russo:
Ma a questo punto come ci si muove?
R. Ruiu:
Bisogna promuovere l'artista, oltre che investire su se stessi. Trovare le persone giuste e oneste che apprezzano cosa scrivi e credono in te.
R. Russo:
Il messaggio che vuoi dare ai nostri ascoltatori?
R. Ruiu:
Date una possibilità alla canzone cantautorale, oltre che alle solite canzonette povere di contenuti.
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