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Giuseppe Bresciani torna a emozionare con “L’uomo che pesò l’eternità” e apre il nostro sguardo verso l’infinito.

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Nato sulle rive del lago di Como, dove la bellezza diventa sguardo e poi parola, Giuseppe Bresciani torna a sorprendere i lettori con il suo nuovo e affascinante romanzo, L’uomo che pesò l’eternità. Dopo anni di immersioni nella storia, nella filosofia e nei territori più profondi dell’anima, lo scrittore comasco ci conduce in un viaggio visionario che sfida il tempo stesso.


Ispirato alla figura enigmatica del Conte di Saint Germain, Bresciani intreccia passione, mistero, avventura e spiritualità in una storia che attraversa tre secoli e riflette sul senso dell’immortalità. Con la sua prosa limpida e avvolgente, capace di far risuonare il respiro dei grandi romanzieri europei, l’autore ci invita a varcare una soglia: quella in cui la vita sfiora l’infinito e l’essere umano si specchia nei suoi lati più segreti e luminosi.


L’uomo che pesò l’eternità è il romanzo che non c’era, un’opera poetica che promette di catturare il lettore dalla prima all’ultima pagina, trascinandolo in una dimensione dove nulla è ciò che sembra e tutto parla al cuore.



Come la tua città di origine ti ha ispirato a livello

artistico-letterario?


Como, la città in cui sono nato e vivo, ha nutrito il mio amore per la bellezza. La natura – in primo luogo il lago e poi le montagne del triangolo lariano hanno contribuito ad affinare la mia sensibilità e ispirarmi. La bellezza è la via che conduce l’artista allo spirito, come dice Thomas Mann. D’altra parte, la bellezza del territorio comasco ha ispirato grandi musicisti, pittori e scrittori internazionali.


Quando hai scoperto che la scrittura sarebbe stato il canale con cui esprimerti?

Ho iniziato a scrivere ai tempi del liceo. Ho scritto per tanti anni perché ero un direttore artistico nel campo della pubblicità e della comunicazione. Ma la sete narrativa si è fatta impellente agli inizi del XXI secolo, quando la vocazione mi ha preso la mano. Ho scritto il mio primo libro nel 2011, dopo un’esperienza forte e drammatica in Afghanistan. Da allora ho pubblicato diversi romanzi. Questo è diviso idealmente in due parti. La prima racconta la vita del conte dalla nascita fino alla sua presunta morte (1694-1786). La seconda narra la sua vita dal 1986 fino al 1940, l’anno in cui racconta i suoi vissuti.


Quali sono le tematiche che tratti nei tuoi libri?


Le mie tematiche collimano con i miei interessi. Amo la storia, la filosofia, le dimensioni spirituali, l’esoterismo, i viaggi, la letteratura, l’antropologia. Prediligo la narrativa alla saggistica. Dedico molta attenzione alla descrizione di luoghi e ambienti, ma anche alla psicologia dei personaggi. Sono un affabulatore e nei miei romanzi metto a nudo i lati segreti, a volte oscuri dell’essere umano.


I tuo nuovo libro da cosa prende ispirazione? C’è stato un avvenimento in particolare?


Il tema di fondo de “L’uomo che pesò l’eternità” è l’immortalità. Il protagonista sfida e smentisce l’assioma che non si possa vincere la morte. Il protagonista cerca e trova il segreto dell’eterna giovinezza, dopodiché smette di invecchiare e “naviga per tre secoli sulle acque impetuose della storia”. Il suo racconto è un autodafé che avvince il lettore, risucchiato nei grandi eventi pubblici e privati, e lo tiene in tensione fino all’ultima pagina, che potrei definire “amletica” A ispirarmi è stata la figura del misterioso Conte di Saint Germain, un personaggio realmente esistito e intorno al quale sono sorte diverse leggende.


Spiegaci il significato del titolo “L’uomo che pesò l’eternità” e del sottotitolo “mi hanno chiamato principe, alchimista, impostore e santo, ma nessuno ha mai saputo chi fossi davvero”?


Il Conte di Saint Germain era un uomostraordinario, coevo di Giacomo Casanova e del conte di Cagliostro. Il titolo deriva da una frase della lettera che scrisse al filosofo Voltaire: “Je pesai l’éternel”. Il conte, che cambiò nome e identità molte volte nel corso dei suoi 246 anni di vita, era un uomo poliedrico. Molti lo consideravano un santo, un taumaturgo, un re Mida, un grande erudito, un principe, ma altri dicevano di lui che fosse un mistificatore, un imbroglione, un avventuriero senza scrupoli. Ma su un punto è d’obbligo convergere: divenne immortale.


Chi è davvero Giuseppe Bresciani?


Va da sé che sono uno scrittore che ama particolarmente il romanzo storico e intimista. In realtà, il mio vero stilema è calarmi, anima e corpo, nel personaggio protagonista che diventa l’io-narrante. Se Flaubert diceva “Madame Bovary sono io”, confesso di essermi immedesimato in Leonardo da Vinci, il cavaliere del Fiordo e il conte di Saint-Germain, tanto per citare i protagonisti dei miei ultimi tre romanzi. Per riuscirci ho dovuto fare una full immersion non solo nella loro biografia ma nel tempo in cui vissero. E comunque, sono anche un iceberg, di cui si vede solo la parte affiorante. Quella sommersa,la più consistente, è invisibile.

Se dovessi promuovere il tuo libro ai nostri lettori che cosa diresti?

Direi che “L’uomo che pesò l’eternità” è il romanzo che ho voluto scrivere perché non c’era. Originalità della storia, passioneamorosa, mistero, avventura e insegnamenti spirituali ed esoterici. Sono gli ingredienti che rendono unica una storia poetica e visionaria che riflette sull’infinito, sull’amore e sull’eterno ritorno delle vite. Per quanto riguarda lo stile…beh, l’eccellente scrittore e giornalista Luca Arnaù ha rimarcato nella sua recensione che “Bresciani scrive con una prosa limpida e avvolgente, che ha qualcosa del respiro dei grandi romanzieri europei della prima metà del Novecento. Ogni pagina è calibrata, cesellata, eppure fluida come un pensiero antico che torna alla luce.”





 
 
 

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