Sono passate quasi due settimane dalla calata dei Guns'n'Roses in Italia, a Milano, e nel frattempo il loro indiscusso capolavoro, Appetite for Destruction (debut album da 30 milioni di copie datato 1987), ha spento trentacinque candeline.
Ho scelto appositamente di non scrivere nulla di getto e di attendere di aver "metabolizzato" il concerto era evitare che il mio amore per la band potesse influenzare il racconto, nel bene o nel male.
Torniamo al 10 Luglio... la giornata è calda, si parte, siamo in tre e percorriamo in auto il tragitto che ci separa da San Siro, lo stadio deputato ad accogliere le leggende dell'Hard Rock... passa circa mezz'ora e ci siamo, siamo arrivati ed io, in pieno stile nineties, indosso una T-Shirt degli Skid Row ma sono pronto ad acquistarne una dei Guns (spoiler: non l'ho presa... nota negativa di tutti i concerti visti nell'ultimo periodo è il costo, proibitivo, del merchandising... una T-Shirt a 40€ non la comprerei nemmeno se fosse Dio a vendermela... e per Dio intendo Ronnie James).
Ci si mette in fila ai cancelli e si attende che aprano... due ore scarse di attesa, ad una temperatura sahariana, ma chissene, sono pur sempre i Guns!
Prima nota di cronaca: le file sono cortissime, nessuno ha dormito lì, non c'è calca... È ufficiale, non è il 1992.
Aprono, si entra e si prende posto sul "prato", ci si guarda intorno ed è tutto tristemente vuoto, non è il 1992... è tempo di una birra, si va al chioschetto e la si paga 7€... mah!
Tra una chiacchiera e l'altra con i compagni, e con i nuovi "fratelli" appena conosciuti, arrivano le 17, è tempo del primo gruppo spalla, i Dirty Honey, mezz'ora di concerto ben fatto, li conosco e mi piacciono parecchio, riescono a farsi notare ed apprezzare anche dai tanti, purtroppo, che non hanno idea di chi siano; avrebbero sicuramente meritato più pubblico e più volume, ma si rifaranno perché sono la cosa più vicina ai Black Crowes, altro gran gruppo, che si ascolti da anni.
Dopo di loro tocca a Gary Clarke Jr... dovrebbe scaldare il pubblico in vista del clou ma non ci riesce, non può, non c'entra nulla, è un bluesman, un gran bluesman, un virtuoso della chitarra che passa da una voce bassissima ad una con registro altissimo, acutissimo, praticamente femminile... ma dopo due brani ha già vinto il Nobel per la noia, è tempo di un'altra birretta nell'attesa che il buon Gary finisca, nell'oblio generale, il suo show.
Gary se ne va, ha finito, è quasi ora...San Siro è ancora vuoto.
Sul palco inizia a prendere forma il set dei Guns'n'Roses, si attende e, con l'avvicinarsi delle 20, si cominciano ad intravedere molti più spettatori....si arriverà a circa cinquantamila, già, non è il 92.
Ci siamo, parte un video animato e, poco dopo, salgono i Guns che, diciamolo subito, mettono in piedi poco meno di tre ore di concerto, di show, di grande livello.
A loro si potrebbe concedere praticamente tutto, ma non serve, non stasera.... Slash, alla chitarra, si dimostra un cyborg infaticabile e suona divinamente, suona a volumi ben più alti degli altri e regge per tutto il tempo, e lo fa inserendo, e talvolta allungando, assoli che danno modo agli altri di rifiatare, in special modo Axl, già, Axl.
Axl non è più il fenomeno che tutti ricordano, non è più quel frontman devastante che ancheggiava per tutta la durata dello show, eppure sa ancora il fatto suo... il sovrappeso non lo aiuta, la vita sopra le righe che ha condotto neppure, ma non si risparmia, anzi, corre per tutto il tempo da destra a sinistra, certo, spesso deve uscire a rifiatare con la scusa di un cambio d'abito ma, al netto di un inizio davvero imbarazzante, dovuto in parte anche ai fonici (che rimediano in tempo zero), e ad un'acustica, quella di San Siro, che fa veramente ribrezzo, porta a casa una prestazione ottima, certo, non ha più l'estensione di un tempo ed ha smarrito due o tre ottave ma ha anche sessant'anni, lo si perdona. Ci ha dato tantissimo e tanto basta!
Era il secondo miglior cantante della sua generazione, il primo era ed è
Mike Patton, mentre ora è un signore coi capelli rossicci e i tacchi che, comunque, è in grado di regalare brividi ogni volta che canta, non foss'altro che per i ricordi che riporta a galla... non è più, almeno per me, quel sex simbol che tutti ricordano ma, almeno a giudicare dal comportamento della signora alle mie spalle, è ancora in grado, ad ogni gridolino, di ingravidare a distanza.
La scaletta ha toccato tutta la loro discografia (e ci mancherebbe, sono arrivati nella leggenda con quattro album) regalandoci anche pezzi come "Civil War", "Estranged" e, ovviamente, "November Rain", brani lunghi, brani difficili... come se il catalogo Guns avesse pezzi vocalmente facili... brani che Axl , paradossalmente, e fugando ogni dubbio sulla sua voce ( aveva annullato il concerto di Glasgow per un danno alle corde vocali) ha portato a casa, aiutato dal pubblico, in maniera decisamente più che dignitosa.
Tutti gli altri pezzi, da "Nightrain" a "Mr.Brownstone" passando per la seminale "Welcome to the Jungle", hanno trascinato il pubblico ed hanno contribuito ad uscire dallo stadio con la consapevolezza che il concerto, anche se non è più il 1992, andava sicuramente visto!
Alla fine potrei scrivere tutto ed il suo contrario ma c'è una cosa che è inconfutabile, i Guns'n'Roses sono stati la più grande Hard Rock Band del mondo e, ad oggi, sono leggenda.
Sono leggenda e, quindi, il solo fatto di vederli su di un palco, anche se stessero in silenzio, anche se non producessero alcuna nota, varrebbe il prezzo del biglietto.
See you in the jungle...
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