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Immagine del redattoreSilvia Dini

SENZA ESCLUSIONE DI POLPI, un libro di Marcello Lombardi

L'umorismo, irriducibile espressione dell'etica (D. Pennac)

Non chiedetevi che cosa c’entrino i polpi in questa raccolta di racconti umoristici, perché non ne troverete molti. Stanno li’, in bella vista, per fornirci il primo indizio di un micromondo un po’ surreale ed un po’ umoristico: prendi il titolo di un noto film degli anni Ottanta, scambia la “p” con la “c” ed ecco un gioco di parole di per sé intrigante che propone la chiave di lettura per l’intera opera: una narrazione ironica, a tratti grottesca, con l’obiettivo di mettere in risalto il (dis)funzionamento dell'esistenza quotidiana rappresentando un campionario di situazioni e di varia umanità.

“Senza esclusione di polpi” (160 pagine) scritto da Marcello Lombardi, pubblicato tramite Youcanprint nel 2019, disponibile in edizione cartacea e in formato ebook, si presenta dichiaratamente come raccolta di racconti umoristici, ma i lettori, da buoni pescatori di polpi potranno andare oltre la superficie e scoprire che è qualcosa in più.

L’autore, Marcello Lombardi, è nato a Napoli, città che gli ha trasmesso la leggerezza dell'ironia. Da sempre ha coltivato passioni artistiche cimentandosi come organizzatore teatrale e scrivendo poesie che ha presentato, conseguendo significativi riconoscimenti, a manifestazioni letterarie per inediti, fino a giungere alla pubblicazione della già citata raccolta di racconti “Senza esclusione di polpi” che, grazie alle numerose recensioni, continua a far parlare di sé.

Lo stile è arguto e, si sa, l’ironia va dosata sapientemente, con mestiere ed intelligenza, in quanto qualità rara, in ogni ambito espressivo. In musica sono esempi carismatici certamente “Ho visto un re”, la canzone nonsense di Dario Fo, "Il vitello dai piedi di balsa" di Elio e le storie tese, o “Vengo anch'io, no tu no” di Jannacci che sotto le sembianze di un motivetto ameno, ritrae invece un’umanità infelice ed emarginata.

In questa raccolta di Marcello Lombardi si può percepire intento analogo, perché l’autore sceglie la strada della leggerezza per donarci con scene viventi, una variegata antologia di mali effettivamente presenti nella società contemporanea, in tutti gli ambienti, dalla politica al mondo del lavoro precario, dagli abusi edilizi all'idiozia purtroppo dilagante, dalla spettacolarizzazione mediatica del crimine all'immigrazione, all’immancabile (mala)sanità.

Il lettore, fin da subito, è catturato dalla scrittura asciutta di Lombardi, veloce, ritmica, con l’energia che, per fare un paragone musicale, danno basso e batteria nel rock; e su questa base armonizza con giochi di parole, immagini vivide, dialoghi esilaranti tra personaggi che sembrano familiari eppure sono assolutamente fuori da ogni schema.

La musica ci svela anche qualcosa sul suo modo di scrivere: parafrasando Vasco Rossi, che tra l’altro è il cantante preferito da Lombardi, il più delle volte le sue storie nascono da sole/ vengono fuori già con le parole.

E così è accaduto nel racconto di apertura, “Vivo per errore” che è anche il primo che ha scritto quasi di getto; si delinea il dramma provocato da un famoso chirurgo che, contravvenendo alle regole vigenti nel mondo narrato, per una volta esegue correttamente un intervento chirurgico evitando la morte del paziente... Le conseguenze sono terribili, per la clinica, per il medico e per i parenti; la mancata vedova, con la comprensione di tutti, si lamenta “E adesso, chi glielo dice al mio amante che mio marito non è morto?” ritenendosi “giustamente” danneggiata da questo episodio di “cattiva” sanità, meditando denunce, come pure il figlio disperato perché dovrà nuovamente dividersi l’uso dell’auto con il padre. Il tutto operando un rovesciamento nella scala dei valori esistenziali, con la morte che sostituisce la vita nel ruolo di valore supremo. Che dire, tutto è relativo…

Ha invece toni apparentemente più realistici, ma altrettanto tragicomici, il racconto successivo, “Realizza un sogno”, in cui è proprio impossibile non simpatizzare per il ragazzo che, con la collaborazione del genitore, si rivolge ad un’associazione che realizza desideri; di solito erano “richieste di mamme di bambini malati che sognavano di fare i poliziotti; nonni che volevano accontentare i loro nipoti desiderosi di diventare giornalisti o attori”; fedeli alla loro missione, sebbene perplessi di fronte a una richiesta così inusuale, i volontari riescono comunque a coronare il desiderio di questo dodicenne poverissimo e malato, che aspira solo a diventare… un malavitoso. Da lì si sussegue un’escalation narrativa, ovviamente irriverente, che ci mostra come il ragazzo, grazie ad un talento innato, riesca a farsi strada nel mondo del crimine sperando con i proventi di sollevare le sorti economiche della sua famiglia... Ma l’esito sarà tragicomico.


“I vecchi sono più sicuri e rendono di più” sentenziò, con aria da docente universitario, il criminale. Sono più sicuri perché non hanno forza, perciò non oppongono resistenza alle minacce. Rendono di più perché hanno una entrata certa. I giovani non sono sicuri perché potrebbero reagire e poi non rendono niente. Trovami un giovane che ha una paga fissa. (da “Realizza un sogno”)

Un altro racconto si basa un fanta processo celebrato in uno studio televisivo dove il dramma di un terremoto viene oscurato dalla spettacolarizzazione mediatica; un altro vede il soldato della Seconda guerra mondiale decantare l’assurdità della guerra o, ancora, un altro ha per protagonisti una coppia di coniugi litigiosi che credono di vivere nella realtà ma che si ritrovano, a loro insaputa, nella fiction. E così via.

L’autore punta il faro su mali concreti o potenziali della nostra società ma non giudica, si limita a mettere in vetrina atteggiamenti, relazioni, prassi, con l’escamotage di renderli più visibili grazie all’esagerazione, o al rovesciamento. E’ certo un modo lieve per far conoscere il suo pensiero, e soprattutto per condividere con gli altri, i lettori, un punto di vista diverso, insolito, sull’agire sociale; ciascuno può scegliere cosa fare, può gustarsi il lato comico dei racconti, semplicemente sorridere delle piccole debolezze umane che rivelano oppure cogliere l’occasione per riflettere, grazie all’insostenibile leggerezza dell’ironia di Lombardi.

Per la riuscita di un buon discorso ironico è sempre necessaria la certezza che il destinatario riuscirà a comprendere i livelli di significazione che si celano sul fondo sotto la superficie (sì, lì dove stanno rintanati i polpi) e che il gioco sia condiviso dal lettore la cui complicità è essenziale.

A Lombardi questa alchimia è riuscita: tutti i racconti, dai più lunghi e articolati ai più brevi e incisivi, presentano due livelli che il lettore coglie con piacere; da un tema sottostante, una radice, l'autore fa scaturire la trama comica, col preciso intento di divertire, scherzando su vizi e virtù umane, ma esprimendo la sua verità in molti ambiti, quasi sempre condivisibile da tutti.

Inoltre, alcuni racconti possiedono grande dinamicità drammaturgica e dialoghi serrati, tanto che, a mio personalissimo parere, con pochi adattamenti, potrebbero fornire spunti per rappresentazioni teatrali… sceneggiatori, cosa ne pensate?

Rivolgendo a Lombardi l’inevitabile domanda “che cosa legge uno scrittore?”, per soddisfare la curiosità di molti sulla genesi della sua energia creativa, con grande gentilezza e disponibilità (anche questa qualità rara) risponde menzionando celebri autori della risata, in tutte le sue forme espressive (Benni, Mendoza, Pennac, Cavazzoni, Molière, Aristofane, Goldoni, Plauto, Wilde, De Filippo, ecc...), seguiti da incursioni in molti altri generi; ci svela che ha apprezzato moltissimo "Le regole dello Shangai" di Erri De Luca e "Le intermittenze della morte" di Saramago e che ha riletto per l’ennesima a volta, in sua memoria, quasi un rispettoso minuto di raccoglimento, "L'insostenibile leggerezza dell'essere" di Milan Kundera. Non potevano mancare grandi classici come "Cent'anni di solitudine" di Gabriel Garcia Marquez, "L'eterno marito" di Dostoevskij, "Chiedi alla polvere" di John Fante e racconti di Bukowski; il tutto condito con un pizzico di poesia, Pablo Neruda e Bertolt Brecht, e la colonna sonora di Guccini, De Andrè, Dalla, Elisa, e i suoi conterranei Pino Daniele ed Edoardo Bennato.

Chi aspira a fare lo scrittore ne tragga una importante lezione: per scrivere è essenziale leggere, leggere e ancora leggere, per nutrire la mente e la fantasia, senza paura di spaziare da mostri sacri a opere più scanzonate.

Vorrei concludere condividendo una riflessione.

Tanti aggettivi sono già stati usati per definire questo libro; penso ci stia bene soprattutto “comico” così come lo intende il grande Italo Calvino, nel significato che supera l’immediato smarrimento di fronte alla stranezza: “nell’uomo primitivo e nei classici il senso comico era l’atteggiamento più naturale; noi invece per affrontare le cose troppo grosse abbiamo bisogno d’uno schermo, d’un filtro, e questa è la funzione del comico” (Calvino, introduzione alle Cosmicomiche, Il Caffè, 1964).

Quindi, chi è in cerca di una lettura felice, semplicemente per distrarsi, sarà accontentato dal divertimento e dalle situazioni assurde, dai mondi rovesciati dove i valori funzionano all’opposto rispetto a quello reale, creati con quella sapienza comica che ammicca vagamente ai classici del teatro dell’assurdo.

E chi vuole potrà anche soffermarsi a riflettere.

Il libro è disponibile in diversi store: Amazon / Feltrinelli IBS


Buona lettura!

Silvia Dini

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