Questa sera abbiamo intervistato un artista che si contraddistingue per avere dato il
nome ad una band, It will last, che corrisponde anche al titolo del suo progetto musicale, composta esclusivamente da lui.
Simone Carnaghi è cantante e polisteumentista, oltre che scrittore dei suoi brani.
Un artista completo e poliedrico che abbiamo avuto il piacere di conoscere qui a Webradioitaliane.
Il suo ultimo album “Mankind” gira intorno al concetto di umanità in contrapposizione con quello di violenza, a cui siamo sempre più soggiogati.
di dove sei e come la tua città ha contribuito a sviluppare una tua sensibilità artistica?
Ciao! Un saluto a tutti voi da Simone Carnaghi - It Will Last
Vivo a Rescaldina (Mi) dal 2019. Il mio studio privato professionale a Rescaldina è stato uno dei supporti maggiori per la realizzazione del mio terzo album da polistrumentista It Will Last “Mankind” così come per il precedente “Nightmares in daylight”.
Raccontaci il tuo percorso musicale dalle origini fino ad oggi.
Tutto è partito nel lontano 1994, avevo 14 anni, fui letteralmente folgorato dall’ascolto dei mitici Iron Maiden degli anni ’80 che ancora adesso rimangono la mia band preferita. Da subito decisi quindi di immergermi nel mondo della musica acquistando la mia prima chitarra elettrica.
Ho studiato musica per tanti anni consecutivamente in scuole di musica moderna e con insegnanti privati accuratamente selezionati, imparando così a suonare ben tre strumenti musicali (batteria, basso, chitarra). Sono insegnante polistrumentista dal 2006 (musica d’insieme, batteria, basso, chitarra, teoria/armonia, composizione).
Ho avuto per 8 anni la mia scuola di musica a Varese, ero il direttore, insegnante polistrumentista, organizzatore di eventi in musica e gestivo sei miei collaboratori docenti di musica nella preparazione dei numerosi allievi presenti nella mia scuola.
Attualmente, insegno nel mio studio a Rescaldina e anche in altre scuole di musica ormai da diversi anni, in generale, sono a oggi oltre 18 anni che insegno musica.
Quando hai capito di voler fare questo mestiere/di avere questa passione?
Ho capito da giovanissimo che il sound hard ’n heavy faceva per me e mi sono anche appassionato ben presto alla composizione di musica inedita.
Ricordo che i miei primi brani arrangiati per tutti gli strumenti e voci nacquero già dopo pochissimi anni dall’inizio dei miei studi musicali, suonavo tanto e sentivo di essere portato per la musica.
Raccontaci l’iter del processo creativo che segui per la creazione di un brano.
In genere tutto parte da un’idea nella mia mente che viene subito messa in musica, a volte può essere un riff di chitarra a volte di basso o un groove di batteria.
Sono molto meticoloso nell’arrangiamento delle parti, la mia musica deve risultare imprevedibile in tutto, non saprai mai cosa succederà dopo una strofa o un ritornello, cerco di lavorare sul fattore sorpresa. Calcolando che oggigiorno è praticamente già stato inventato tutto, cerco di comporre sempre con gusto miscelando degli ”ingredienti musicali” a me tanto cari.
In genere prima mi occupo di tutta la musica e relativo arrangiamento degli strumenti, successivamente mi dedico alla linea vocale e di conseguenza al testo della canzone.
Come puoi immaginare, il lavoro di composizione e arrangiamento dei miei brani richiede davvero molto tempo da investire.
In generale non mi è mai piaciuto seguire “le mode” e proprio per questo il mio progetto
It Will Last nello specifico, gode di alcune sue particolarità importanti:
non ho volutamente utilizzato doppio pedale/doppia cassa per le parti di batteria, cercando così di creare delle parti più personali utilizzando il pedale singolo della cassa e inserendo il più possibile il pedale dell’hi-hat, che riesce sempre a regalare un tocco magico a tante parti di batteria.
adoro il suono del basso elettrico e ho cercato di renderlo molto protagonista nei miei brani, è sicuramente uno degli elementi trainanti.
le chitarre non utilizzano suoni iper distorti, anzi, si rifanno di più all’hard rock e da qui ecco una particolarità… il mio genere, che potrebbe essere definito se vogliamo metal con influenze progressive (ma non solo), utilizza dei suoni differenti da quelli che siamo soliti sentire in altri progetti.
Il mio album richiama sonorità anni ’80 all’interno di un genere musicale più moderno, questo crea un particolare contrasto sonoro e credo sia una bella caratteristica del mio progetto
It Will Last.
le strutture dei miei brani sono piuttosto intricate, spesso imprevedibili e sempre piene di dettagli, ti assicuro non sono brani per nulla semplici da suonare, devi essere molto allenato sia tecnicamente, sia a livello di memoria.
adoro i cori e come potrai sentire nel mio nuovo album sono molto presenti
nonostante la complessità dei brani, non manca mai la melodia che rende piacevole l’ascolto.
It will last è il nome del tuo progetto musicale. Quale obiettivo si pone?
It Will Last significa "durerà" e può essere interpretato in due modi differenti, con punto esclamativo finale oppure con il punto interrogativo. Sta infatti a noi cercare di fare del nostro meglio per contribuire a rendere migliore il nostro mondo.
Il mio progetto It Will Last deriva (storicamente parlando) in un certo qual modo dal precedente progetto "Slender Hopes" anche se si trattava di un qualcosa di ben diverso da un punto di vista sonoro.
All'interno dell'omonimo album erano contenute fra le varie due canzoni a cui ero particolarmente affezionato, decisi di riarrangiarle e poi di utilizzarle nuovamente come punto di partenza per il nuovo progetto. Uno di questi due brani di cui ti sto parlando porta proprio il nome "It Will Last". La seguente canzone oltre a "Flying to the rainbow" le puoi di conseguenza ritrovare e ascoltarne le nuove versioni nel primo capitolo It Will Last "Nightmares in daylight".
Tutto partí da quel punto.
L'obiettivo che il mio progetto si pone è quello di realizzare (vedremo più avanti) anche un eventuale terzo capitolo It Will Last che possa completare l'intero concept.
Ti assicuro che relativamente agli aspetti che stanno consumando il nostro mondo c'è ancora tanto da dire.
Al momento sono davvero molto soddisfatto del mio ultimo album "Mankind" lo reputo un album davvero valido e il mio album piú maturo. Non credo sarà facile in futuro trovare la giusta ispirazione per comporre altrettanti brani di questa qualità e poter così provare ad eguagliarli e perchè no a superarli.
Sono un musicista polistrumentista, in generale dal carattere piuttosto umile, sono però un perfezionista, non sono infatti quasi mai pienamente soddisfatto di quello che faccio.
Con Mankind sono riuscito a smentire quest'ultima cosa che ti ho appena detto e posso quindi dirti che mi ritengo davvero pienamente soddisfatto del lavoro che ho svolto da vero "One man band".
Come è nato il brano ”Violence is not the key” e di cosa parla?
“Violence is not the key” è stato il primo singolo ufficiale del mio album “Mankind”.
Il mio ultimo album, come il precedente “Nightmares in daylight”, è un concept album e, ogni brano ha un tema specifico che si ricollega al concept principale. “Mankind” è assolutamente da considerarsi la continuazione del precedente album.
Il concept riguarda vari importanti aspetti che stanno consumando il mondo in cui viviamo.
“Violence is not the key” è un brano di protesta contro tutte le forme di violenza presenti a questo mondo.
E’ stato il primo brano che ho composto per “mankind”.
Volevo un riff e una melodia accattivante e un’energia sempre presente in tutto il brano, cercando di renderlo particolare, piacevole e fluido nell’ascolto, ma mai scontato.
Come è stato realizzato il videoclip? E dove?
Il video ufficiale di “Violence is not the key” è stato girato presso il mio studio a Rescaldina da un video maker professionista che ha poi curato tutto il montaggio delle varie riprese e contenuti.
E’ stato per me, come per il precedente video del singolo “Nightmares in daylight” sempre molto divertente essere ripreso professionalmente, anche se non nascondo impegnativo, dovendo essere io in prima persona a suonare tutto e, in questo caso, diversamente da prima, anche il cantante, puoi immaginare quindi quante riprese ha dovuto farmi il tecnico, ma sono davvero felice del risultato ottenuto e lo rifarei.
Potresti spiegarci il significato della copertina dell’album? La trovo molto simbolica.
La copertina di Mankind è davvero particolare e ricca di dettagli. La cover, come per il precedente album è stata realizzata dalla bravissima Antonella "Aeglos" Astori che è riuscita da subito a carpire il significato che volevo trasmettere.
Questa copertina rappresenta l'egoismo dell'essere umano e il male che a causa sua sta consumando il mondo in cui viviamo sotto vari aspetti, sia da un punto di vista ambientale sia riguardo la società. Manca meritocrazia , abbiamo troppa tecnologia che sta annullando la sana comunicazione fra le persone, la guerra (che non ha alcun tipo di giustificazione e mai potrá averne), l'invidia, l'avidità, la sete di potere, i soldi , l'individualismo, la maleducazione/mancanza di rispetto.
Se guardi attentamente il soggetto principale e in particolare il lato sinistro viene rappresentato l'essere umano connesso con la natura che sta consumando e nel consumarla consuma anche se stesso e gli altri.
Sempre sul lato sinistro si vedono chiari elementi di protesta contro la guerra, la violenza e l'inquinamento sotto varie forme.
Il lato destro della copertina rappresenta un filo di speranza che puoi vedere nell'emisfero destro dell'individuo, cosí come nella luce del faro è ancora di più nella piccola piantina verde che nonostante tanta cattiveria e desolazione cerca di farsi spazio e crescere.
Ti confermo questa copertina è davvero molto simbolica e come per le mie musiche e testi vogliono portare osservatore e ascoltatore a delle riflessioni.
Anche se oggigiorno la situazione è piuttosto grave e peggiora sempre di più, è bello poter pensare che, se ognuno di noi contribuisse, anche con piccoli gesti ogni giorno, sarebbe davvero un mondo migliore.
Siamo noi che abbiamo il potere di voler cambiare.
Quindi, in conclusione, il mio vuole essere un forte e personale messaggio di sensibilizzazione, con speranza di miglioramento, soprattutto per le nuove generazioni.
Hai mai performato dal vivo e in quale occasione?
Certo che sì! Alle spalle della mia professione ci sono davvero tanti Live e stiamo parlando di esibizioni che si riferiscono a tutti e tre i miei strumenti. Nel corso di ben 30 anni ho avuto modo di esibirmi sia in Italia sia all’estero in varie situazioni, generi musicali differenti, inediti, cover, tributi. Parlando invece del progetto It Will last, trattandosi di un progetto da “one man band” ho avuto modo di esibirmi sì recentemente, ma solo durante la presentazione del mio nuovo album presso il mio studio, che può ospitare quasi una cinquantina di persone. Il mio studio era davvero pieno ed è stato un pomeriggio davvero bellissimo ed emozionante. Al momento per il progetto It will last non ci sono in programma date live, in quanto non sto cercando musicisti per portarlo su palco. Però come si dice…. mai dire mai! … chissà…
Come si struttura una tua live?
In generale durante i miei live punto ovviamente in primo luogo all’esecuzione professionale dei brani, ma ritengo importantissimo anche lo spettacolo, cercando di coinvolgere il pubblico divertendomi e facendo divertire.
Raccontaci una tua giornata tipo.
La mia giornata tipo richiederebbe più di 24 ore per riuscire a fare tutto quello che vorrei fare (risate). In effetti non ti nascondo che riuscire ad allenarmi con tutti e tre gli strumenti come vorrei non è sempre possibile, ma ce la metto comunque tutta. Il mio lavoro di insegnante polistrumentista occupa davvero molte ore nell’arco della giornata, oltre a tutto il resto che va fatto. In ogni caso cerco sempre di ritagliarmi almeno un’ora giornaliera per potermi esercitare e cercare sempre di migliorarmi. Il bello della musica è che non si finisce davvero mai di imparare.
Quale artista prendi come modello per le tue canzoni?
Come ti dicevo sono un super appassionato degli Iron Maiden anni ’80 e in generale di tutta la musica di quei mitici anni e non solo. Ascolto tanta musica e tante sono le mie band preferite. Per citarne giusto alcune: Goblin, Dokken, Savatage, Stryper, Judas Priest, Survivor, Foreigner, Pride of lions (band più recente) e … molti altri ancora.
Come curi il tuo look artistico?
Niente di sofisticato in generale, dipende dalle situazioni, se in ambito rock/heavy sicuramente jeans scuri o pantaloni di pelle nera, stivaletti neri, o scarpe da ginnastica nere, magliette rock e simili, magari un gilè in pelle. Tatuaggi, capelli lunghi…finchè ci sono (risate).
Se potessi rinascere quale periodo musicale sceglieresti?
Vorrei essere nato negli anni ’50 o poco dopo ed essermi potuto godere le meraviglie che ci ha regalato la musica, i grandi musicisti che hanno creato dal nulla generi musicali fantastici, ma non solo, credo ci sia stato tanto di bello in quegli anni.
Aggiungo anche…non c’era tutta la tecnologia che abbiamo ora e la gente sapeva divertirsi e assaporare le cose nuove; purtroppo il progresso per quanto necessario non è sempre un bene per tutto e per tutti. La società odierna è totalmente individualista e l’egoismo dell’essere umano è sempre presente, siamo ormai schiavi della tecnologia, la maleducazione è sempre in aumento, manca la meritocrazia, l’inquinamento e i cambiamenti climatici sono sempre più da temere …ed ecco che da tutti questi temi delicati nasce “Mankind”.
Come gestisci l’ansia da prestazione prima di una performance?
Cerco di fare sempre un pò di stretching e rilassamento oltre che un buon riscaldamento su strumento. In genere sono un pò ansioso prima di salire sul palco, l’attesa di ore prima di un concerto non mi è mai particolarmente piaciuta. Un volta salito sul palco però, poi penso solo a divertirmi e quindi mi rilasso emotivamente, sul palco mi piace molto muovermi e non stare mai fermo in una posizione, mi piace interagire con gli altri musicisti e con il pubblico.
Ti ringrazio tantissimo per lo spazio dedicatomi e saluto te e tutti coloro che stanno leggendo dicendovi “Stay heavy” \m/.
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