
1. Perché hai scelto lo pseudonimo
“Sanativo”?
Sanativo è come una medicina, qualcosa che serve per stare bene.
Ho scelto questo nome in un periodo della mia vita abbastanza difficile, mi sentivo solo, depresso e senza direzione.
Ad un certo punto ho pensato: “Hey tutti abbiamo bisogno di un piccolo aiuto, una cura”.
Ricordo di aver scritto la parola SANATIVO in stampatello nel momento stesso in cui l’ho pensata.
In questo caso il mio sanativo è la musica.
2. Di dove sei e come la tua città ha contribuito a sviluppare una tua sensibilità artistica?
Sono Salernitano, orgogliosissimo di esserlo. Salerno è una città ricca di talento artistico.
Per quel che mi riguarda, le mie influenze artistiche non sono state dettate solo dalla mia città, ho guardato sempre anche altrove.
A vent’anni mi sono trasferito a Roma, dove ho assorbito tanto underground e vibes di una città che trasuda un certo tipo di cultura.
Anche se negli ultimi anni ho visto che le nuove generazioni salernitane sono molto più agguerrite e cosa molto più importante,
ci sono più ragazzi che fanno questo genere quindi spero che qualcosa cambi.
3. Raccontaci il tuo percorso musicale dalle origini fino ad oggi.
Il mio percorso musicale parte appunto da Salerno, ho iniziato tra il 2006/2007 circa a scrivere la prima musica.
Ricordo che a casa avevamo uno stereo della Sony blu, dove inserivo un cd con una scritta a pennarello “basi x freestyle”, rigorosamente blu anche quella.
Io e mio fratello iniziavamo a sfidarci, ovviamente eravamo scarsissimi, ma improvvisavamo tutto e facevamo sul serio. Anni dopo, quando abbiamo conosciuto altri ragazzi, abbiamo fondato le nostre prime crew finché nel 2011 fondammo “Los Carnales”, eravamo un trio (due rapper e un producer) ci piaceva mischiare la nostra cultura musicale con quella Chicana, sia come immaginario visivo che musicale.
Ci siamo sciolti nel 2014, mio fratello ed io abbiamo continuato il nostro percorso musicale, nel 2019 ci siamo trasferiti a Milano. Qui lui riesce ad affermarsi come producer, io invece, che tendo sempre a complicarmi le cose, ho dirottato un pò il mio percorso mischiando i due generi che ho sempre amato, ovvero il Rap e il Rock. Dopo almeno un anno di silenzio, inizio a collaborare con Luca Vita (al secolo Luca Vitariello) e qui nasce un bel sodalizio, infatti non nascondo che abbiamo in cantiere un progetto, a mio avviso molto valido, sarà la musica a parlare.
4. Quando hai capito di voler fare questo mestiere/di avere questa passione?
Credo di averlo capito nel momento stesso in cui ho scritto la mia prima rima, il primo testo che ho scritto è stato un flusso di coscienza, in verità fu una vera e propria minaccia.
In pratica fui bocciato a scuola e arrivò una lettera a casa. Mia madre era mortificata, io me lo aspettavo ma non ho mai provato così tanta vergogna. I miei non mi parlavano, mi sentivo troppo grande per piangere, ero talmente arrabbiato perché a bocciarmi fu una docente in particolare, la Prof. di Italiano. Lei decise di odiarmi, io pure.
Mi bocciò, e quindi iniziai a scrivere questa sorta di minaccia, ovviamente mai pubblicata.
L’amore per la scrittura dei testi è nato appunto subito, già da piccolo sono sempre stato affascinato dalla struttura delle canzoni e da come dovevano suonare le parole.
5. Raccontaci l’iter del processo creativo che segui per la creazione di un brano.
Sicuramente molto struggle, ho vari metodi, in genere tutto parte da una parola, un insight o stesso da una rima che non ha ancora una posizione precisa nel testo.
Quello che cerco di fare inizialmente è riempire il più possibile il testo, anche con concetti che poi lascio lì ed elaboro in un secondo momento.
Essendo una roba molto viscerale e spontanea, non ho mai la certezza di concludere un brano il giorno stesso, se accade bene, altrimenti non forzo proprio nulla.
C’è poi un secondo passaggio, che avviene solo durante la realizzazione della canzone in studio, ed è pura improvvisazione.
In genere accade quando stiamo per terminare una canzone e mi manca o metà strofa o un bridge, dipende.
Mi capita anche di scrivere mentre sono in giro, quando cammino o sono in metro, le cose migliori le ho scritte così in effetti, soprattutto i ritornelli. Molti dei ritornelli che ho usato per il disco (piccolo spoiler) li ho scritti lungo i vari tragitti che percorro ogni giorno, li cambio anche in modo tale da avere sempre nuove ispirazioni.
Sicuramente la cosa più bella è quando riesci a scrivere tutto di getto in poco tempo, ma appunto non è sempre così.
6. Perché hai scelto il rap come genere predominante?
Perché è il più vero, il più spontaneo.
Ho sempre guardato oltreoceano, non solo nella musica ma anche nello sport e quindi ho amato da subito la cultura Hip-Hop. Dal primo momento l’ho sentita vicina a me, quell’energia, quella rabbia, parlava a me e in un certo senso anche di me, non ho mai avuto difficoltà nella lingua sarà che sono sempre stato un tipo curioso quindi il mio cervello andava in automatico nella ricerca dei significati delle dietrologie e tutto il simbolismo.
Con il rap puoi parlare di tutto e usare qualsiasi tipo di linguaggio ed immaginario.
7. Come è nato il brano ”Scorpio” e di cosa parla?
Il brano è nato dopo essermi accorto di avere un particolare debole per le donne del segno dello scorpione, non sono fissato, ne tantomeno agisco in base al segno zodiacale, sarebbe da folli, ma ne sono affascinato.
Scorpio è una donna misteriosa, tremendamente sensuale, molto sensibile ma altrettanto senza pietà quando rimane delusa e decide che non fai più parte della sua vita e dei suoi piani, amo questa cosa, mi fa andare fuori.
C’è sempre stata una forte attrazione sarà che sono del toro, comunque dovevo assolutamente parlare di questo in una canzone.
8. Chi ha creato la locandina del brano? Spiegaci che cosa rappresenta l’immagine.
La copertina del singolo vede una ragazza con i capelli raccolti in una coda che prende la forma da scorpione, ha un cuore infilzato che prende fuoco e da quel cuore stesso si accende una sigaretta.
Più che rappresentativa direi, la copertina è stata disegnata da Michela Sarain, un’artista veneta, fortissima.
Ho sempre curato io le grafiche dei miei lavori ma a questo giro ho voluto che ognuno facesse il suo.
9. La tua musica da dove prende ispirazione?
Per assurdo dalla vita di tutti i giorni, o meglio dalla mia vita emotiva quotidiana. Faccio mille pensieri e ragiono su molte cose. Quando mi accade qualcosa sia che sia bella o sia che sia brutta, ma che comunque mi influenza, devo prendermi sempre del tempo per elaborare e
far si che quella cosa diventi musica.
MI ispirano molto le relazioni umane le trovo cariche di energia, c’è sempre qualcosa da raccontare.
10. Hai mai fatto un live ed in quale occasione?
Fortunatamente ho un buon background di live, iniziando dalle esperienze precedenti con i vecchi gruppi.
Da quando vivo a Milano, con il progetto Sanativ0, ho avuto modo di esibirmi in svariati contesti sia più underground che più conosciuti, tipo l’Ostello bello, il Rock N Roll, il Legend club e i Magazzini generali, dove ho partecipato alla semifinale del Contest Emergenza.
11. Come si struttura una tua performance dal vivo?
Siamo in due, voce (io), base e chitarra elettrica (Luca Vita). Non ho ancora una band e per assurdo non sono nemmeno sicuro di volerne una, almeno per ora.
Sicuramente per il tipo di show che propongo, con una band sarebbe tutto molto più figo, però per il momento sento che c’è bisogno di dare ancora un’altro pò
di questa nostra autenticità, anche perché Luca ha un ruolo importante nel progetto, è il producer e anche direttore artistico,
per le scelte live mi affido totalmente alla sua esperienza da musicista se pur molto più giovane di me ha un bagaglio notevole e non indifferente, quindi per ora la storia live è questa.
12. Raccontaci una tua giornata tipo.
Ne ho due:
- Una dove mi sveglio relativamente presto 9:00 9:30 faccio colazione, mi alleno, se devo andare in studio vado in studio, altrimenti mi riempio di musica e cerco di fare qualcosa che mi ispiri.
- Un’altra invece dove mi sveglio, vado a lavorare, vesto panni simili ma differenti e vado avanti.
13. Quale artista prendi come modello per le tue canzoni?
Non saprei, forse modello non è il termine che più si adatta a me.
Ho sempre amato la narrativa del rap, sopratutto della West Coast quindi 2pac,Kendrick Lamar ma anche Eminem ovviamente, quindi quel tipo di scrittura abbastanza crudo, chiudere le rime fare belle assonanze, però allo stesso tempo sono stato e sono tuttora un grande fan dei Green day, i Red Hot, Rage Against the Machine, amo incondizionatamente Joan Jett.
Forse un miscuglio di tutto questo porta alla mia musica.
14. Come curi il tuo look artistico?
Per il video di Scorpio ho lavorato con un’ amica che lavora come stylist, in prticolar modo perché c’era la ragazza che recitava nel video. Per il resto vado molto a sentimento, soprattutto per i live, mi piace scegliere da me quello che indosso.
Devo sentirmi bello e a mio agio.
15. Se potessi rinascere quale periodo musicale sceglieresti?
Forse fine ’70 inizio ’80
16. Come gestisci l’ansia da prestazione prima di una performance?
Pochi minuti prima di una performance vado in bagno e mi guardo allo specchio.
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