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Bruno Graziosi presenta il suo nuovo lavoro “Young Hope” dell’album “Outsider”. Scopriamolo Insieme...



“Young hope“ é un lavoro che mette al centro i ritmi ed i suoni del jazz, grazie al contrabbasso che, pur essendo uno strumento che rimane nell’ombra, acquisisce un significato profondo dal momento che la sua melodia viene arricchita da altri strumenti come la batteria, il piano Rhodes ed una chitarra dal suono incisivo e vibrante.

Questo esperimento musicale giovanile, ripreso in più fasi nel tempo, come viene spiegato dall’artista, racchiude il significato stesso della vita: la nascita, la crescita, i continui tentativi ed errori, le avventure che scorrono all’interno di questo flusso vitale ininterrotto, fino ad arrivare ad un finale che è solo una porta aperta verso un’altra esperienza.

Il sound di “Young Hope” è avvolgente, spensierato, ricco di sfumature interessanti date dal polistrumentismo libero di esprimersi e di improvvisare al fine di perseguire l’unico pensiero

dell’artista di suonare e percepire nel qui e ora i suoi mutevoli stati d’animo.




-di dove sei e come la tua città ha contribuito a sviluppare una tua sensibilità artistica?


Sono abruzzese e vivo in provincia di Pescara nello specifico a Manoppello. Il posto è molto piccolo quindi non offre molte possibilità lavorative però mi ha dato modo di iniziare a studiare musica e creare la prima cover band con amici che condividevano la stessa passione per la musica. Mentre a Pescara ho iniziato a frequentare le prime Jam session  così da conoscere molti musicisti ed avere altri stimoli musicali.



- Raccontaci il tuo percorso musicale dalle origini fino ad oggi.


Mi sono avvicinato alla musica perché la curiosità mi è stata trasmessa da mio Padre che è un appassionato di musica e  poi anche da mio fratello che è musicista “batterista” e quindi sono stato stimolato da loro, così tra i 13 e i 14 anni mi sono avvicinato allo studio della musica e del basso elettrico. Ho studiato per 5 anni con il bassista Giuliano De Leonardis e mi ha insegnato la tecnica, i primi brani e cosa molto importante il ruolo del bassista all'interno di una band. Poi mi sono iscritto e diplomato al conservatorio di Pescara ed ho iniziato a studiare contrabbasso classico con il M° Giancarlo De Frenza , quindi ad esplorare un altro mondo musicale e nello stesso tempo mi sono avvicinato al jazz studiandolo da autodidatta ed iniziando a suonare con altri musicisti, durante la pandemia mi sono iscritto al conservatorio di Fermo studiando con M° Gabriele Pesaresi e prendendo la laurea di secondo livello in contrabbasso jazz. Quindi il mio percorso di studio si è iniziato a dividere tra musica classica e jazz e frequentando varie masterclass e corsi per approfondire i due generi.


- Quando hai capito di voler fare questo mestiere/di avere questa passione?


Ho capito di fare questo mestiere da subito, dopo le prime lezioni di basso elettrico mi sono reso conto che era la mia strada e non potevo stare senza esercitarmi e suonare, poi crescendo e studiano e prendendo seriamente la musica mi sono avvicinato al mondo del lavoro da musicista


- Perché hai scelto di imparare a suonare uno strumento come il contrabbasso? Spiegaci.


Ho scelto il contrabbasso perché ero affascinato dal suono, dal tocco di eleganza che inserisce in qualsiasi brano musicale e poi anche dal fatto che è uno strumento essenziale ma senza mettersi troppo in mostra e questo rispecchia una parte del mio carattere .

- Sai suonare anche altri strumenti?


Oltre al contrabbasso suono il basso elettrico strumento con cui ho iniziato


- Come è nato il brano “Young Hope”? Raccontaci perché questo titolo e l’iter del processo creativo (da quando hai trovato l’ispirazione fino alla produzione finale).


Il brano young hope è molto vecchio perchè risale ai primi esperimenti compositivi che ho effettuato dopo pochi anni gli inizi dei miei studi musicali,  ed è nato con il basso in mano, cercando idee con lo strumento è nata la melodia principale ispirandomi a bassisti e al genere funk, poi è stato accantonato per un bel po' fin quando decidendo di fare un disco ,l'ho ripreso e sistemato grazie alle nuove capacità apprese con lo studio negli anni successivi, lo step successivo è stato quello di condividerlo con i musicisti che l'avrebbero registrato, spiegandoli il carattere e lo stile ma nello stesso tempo gli ho dato molta libertà interpretativa ed è così che il brano ha preso la sua forma.

Il titolo non risale a quando è stato composto ma ho scelto “young hope” proprio per ricordare quando ho iniziato ad avvicinarmi alla musica ed avere il sogno e la speranza di riuscirne a farne un lavoro.






- “Young Hope” fa parte dell’album “Outsider”. Esponici la poetica, il filo conduttore che esiste tra tutti i lavori che ci sono all’interno della raccolta.


Il brano è presente nel disco Outsider, dove i brani tra di loro sono molto diversi perchè alcuni sono più contemporary jazz, altri sono una miscela tra musica funk ed elettronica ma con delle vibe molto chill e poi c'è anche la presenza di momenti di free jazz che sono situazioni improvvisate senza dare indicazioni quindi una vera è proprio improvvisazione basandosi sull'ascolto e cogliendo i momenti e gli stimoli musicali che ci davamo a vicenda.

Il filo conduttore tra questi brani non è altro che la mia esperienza musicale nei vari ambienti e generi, ho cercato di riassumere nei miei brani le situazioni musicali che ho vissuto e che a me sono più interessanti.



- Hai mai performato dal vivo e in quale

occasione?


Ho fatto molti concerti dal vivo e in varie situazioni, dal concerto classico in orchestra e quindi esibendomi in teatri a concerti jazz in club o festival. Ultimamente sono stato in Cina a Pechino dove mi sono esibito con un'orchestra da camera la Orpheus Kammerorchester Wien”, poi ho avuto concerti con i “Manoantica”  trio con repertorio jazz manouche formato da due chitarre e contrabbasso. Mi esibisco in diversi contesti e con formazioni diverse che vanno anche completamente agli opposti come generi e come modo di pensare la musica.


- Come si struttura una tua live? Suoni con una band o preferisci esibirti da solo?


Io mi esibisco sempre con una band o qualsiasi altro tipo di formazione e quasi mai da solo, anche perchè a me piace il ruolo del contrabbasso all'interno di una band e non come solista.

Di solito il live è strutturato in maniera molto semplice si decide una scaletta del repertorio e si suona, ma la cosa bella del jazz e che i brani eseguiti saranno sempre diversi nei vari live perchè c'è molta improvvisazione ed interplay tra i musicisti.

 


- Raccontaci una tua giornata tipo come persona e artista.


La giornata tipo per un musicista è difficile da descrivere o scegliere perchè varia da periodo a periodo ma visto che andiamo verso l'inizio della stagione concertistica estiva possiamo descrivere una di queste giornate . Le parole chiave per descriverla sono: viaggio e suonare. Perchè la giornata inizia cercando di passare la mattina in relax ed in alcuni casi riuscire anche ad esercitarsi un po', poi si passa al preparare la strumentazione che serve per i live e partire per il concerto quindi viaggiare e raggiungere la destinazione, poi inizia il soundcheck e quindi stare sul palco e provare strumenti, suoni e creare tecnicamente la situazione più confortevole per la riuscita del concerto, dopo di questo ci si riposa un po' e forse si cena, poi c'è la performance e dopo di nuovo in viaggio verso casa o un'altra città, cercando di riposare il più possibile.

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