top of page
17433604-words-from-magazines-form-a-colorful-background.jpg
Immagine del redattoreLuigia Tamburro

My mind di Marco Pernice ci offre una visione distopica, onirica ed ironica dei Social Media.




E siamo arrivati all'ultima puntata! Con questa intervista concludiamo il nostro percorso, ma torneremo al più presto con tantissime novità...

Presentiamo il nostro ultimo ospite della stagione: lui è un compositore e si chiama Marco Pernice.


Intervista a cura di Riccardo Russo.


R. Russo:

Spiegaci chi è Marco Pernice...


M. Pernice:

Ho iniziato come hanno fatto moltissimi musicisti indipendenti con le piccole band del liceo con cui facevamo le cover dei Police, di Jimmy Hendrix, etc...

Negli anni 90' andavano di moda le contaminazioni tra funk e rock. E' stato un periodo molto formativo, perché mi ha aiutato ad allargare i miei orizzonti musicali.

Nei miei lavori, infatti, mi piace miscelare sonorità rock, funk e un po' di elettronica.


R. Russo:

Nel momento in cui ti senti ispirato, che approccio hai con la creazione del brano?


M. Pernice:

Venendo dagli scantinati, dalla sala prove, avevamo un approccio live. Le cose avvenivano sempre suonando e lavorando insieme. Nel tempo il mio atteggiamento è cambiato: sono partito da alcuni groove, da un suono di batteria, suoni elettronici, dall'uso della voce come suono.


R. Russo:

Spiegaci il brano che hai portato.


M. Pernice:

Si chiama My Mind ed è un brano in forma di comizio distopico, onirico ed ironico (metteremo i cattivi del mondo sulle colonie a Marte per farsi benedire l'un l'altro), per cercare di trasmettere valori positivi ed intrattenere anche.




R. Russo:

Spiegaci il video.


M. Pernice:

L'idea è quella di raccontare il bombardamento mediatico a cui siamo sottoposti e rappresentare il mio punto di vista sull'argomento.


CURIOSITA':


L. Tamburro:

Di dove sei e come il luogo in cui sei nato ha influenzato il tuo percorso musicale.


M. Pernice:

Sono di Bari, ma negli anni ho viaggiato e vissuto in luoghi diversi, come Roma, Bologna, Londra.

Avendo passato la maggiorparte della mia vita a Bari, sicuramente una città di mare con vocazione mediterranea e levantina, mi ha influenzato dal punto di vista multiculturale, della fusione tra musiche e suoni etnicamente variegati. Inoltre Bari vanta una buona tradizione soul-jazz, perciò anche inconsciamente, pur avendo una base rock-blues, ho assimilato quegli elementi.

Aggiungo che insieme a Napoli, Bari ha la caratteristica sociale di un teatro a cielo aperto, nei modi e nelle espressioni della popolazione, e forse questo mi ha influenzato nella visione quasi filmica dei miei pezzi.


L. Tamburro:

Da dove nasce la tua passione per la musica? Ti ha ispirato qualcuno in particolare?


M. Pernice:

Credo che si nasca con queste passioni ed eventualmente con delle capacità, più o meno spiccate (me ne sono accorto insegnando chitarra, c'è chi è negato e non ha orecchio e istinto musicale). Le mie fonti di ispirazione sono molteplici e anche apparentemente diverse tra di loro, da Jimi Hendrix a Lou Reed, da James Brown a Miles Davis, da Living Colour a Daft Punk, etc...


L. Tamburro:

Perché proprio il titolo My mind? Spiegaci un po’.


M. Pernice:

Perchè è quello che pensavo in quel determinato momento, quindi un concetto che scaturisce dalla mia mente, non una verità assoluta come quelle che vogliono imporci ogni giorno i mass media del maintream. Una sorta di manifesto ideologico personale, da prendere con tanta ironia.


L. Tamburro:

Com’è stato realizzato il videoclip? Raccontaci le dinamiche che ti hanno portato a concepirlo in questo loop ripetitivo di immagini. Avevi pensato anche ad altre idee prima di quella definitiva che abbiamo visto?


M. Pernice:

Il risultato che volevo è quello del videoclip, ovviamente non sono Oliver Stone e tantomeno dispongo dei suoi mezzi produttivi (ah ah!!)

Mi ha aiutato il mio diploma in audiovisivi e il mio recente passato di radiofonico, nella fase produttiva.

Avendo realizzato tutto da me, qualche trucco del mestiere me lo tengo privato.

In realtà volevo dei loop visivi che sono la riproposizione ossessiva dei mass media contemporanei, che quotidianamente fanno un vero e proprio lavaggio del cervello agli spettatori, e purtroppo in buona parte ci riescono.


L. Tamburro:

Da dove sono state prese le immagini?


M. Pernice:

Le immagini sono il blob del web, clips che girano sul web (free copyright).


L. Tamburro:

Quali sono i tuoi progetti futuri e sogni che ancora vuoi realizzare?


M. Pernice:

Continuerò a pubblicare musica ovviamente, forse un singolo in autunno in collaborazione con un dj toscano. Portare la mia musica dal vivo appena possibile.

Vincere l'Oscar come miglior attore non protagonista ah ah (scherziamo un po').


PROFILI SOCIAL:






Comments


bottom of page