Vetri Fumé: quello che nascondi è nel tuo riflesso.
- Luigia Tamburro
- 2 giorni fa
- Tempo di lettura: 4 min

Nuovo brano in uscita per Real Dave, Vetri Fumè, che si aggiunge alla programmazione dell’album Blocco85.
C’è chi si nasconde per paura, e chi lo fa per scelta. "Vetri Fumè" è un viaggio notturno tra le sfumature e le ambivalenze dell’essere umano dove nulla è mai davvero trasparente. Il brano si muove come un’auto con i vetri oscurati: silenziosa, elegante, inquieta. Dentro, si scontrano due mondi — quello che mostriamo e quello che siamo davvero.
Con sonorità cupe, riflessi urban e una scrittura tagliente ma introspettiva, l’artista ci accompagna in una narrazione fatta di contrasti: luci al neon contro ombre interiori, segreti che fanno male e bruciano sotto la pelle e verità non dette, mascherate dietro il manto silenzioso della notte. "Vetri Fumè" non è solo una canzone, è un incoraggiamento a seguire sempre la verità e a mostrarsi per quello che si è, anche se a volte la scelta può rendere la nostra vita più dura da affrontare.
Perché il tuo nome d’arte è “Real Dave”?
Ho scelto “Real Dave” perché volevo un nome che mi rappresentasse al 100%.
“Real” significa reale, autentico, senza maschere, ed è proprio quello che voglio
trasmettere con la mia musica: verità e sincerità. “Dave” è la parte più personale,
legata al mio nome, che richiama le mie origini e la mia identità.
Di dove sei e come la tua città ti ha influenzato artisticamente.
Sono nato nel 1985 e sono cresciuto in provincia di Milano, ma oggi vivo nella
provincia di Varese. Milano mi ha dato il senso della velocità, del cambiamento,
dell’energia metropolitana che ti spinge a stare sempre un passo avanti. Varese
invece mi ha regalato il tempo per riflettere, per scrivere, per respirare creatività in
modo più intimo.
Raccontaci il tuo percorso musicale dalle origini fino ad oggi.
Ho iniziato con la passione per il rap e la scrittura: le prime rime nascevano sui
quaderni di scuola, come sfogo personale. Col tempo è diventata una necessità
espressiva. Ho iniziato a registrare i primi brani in studio, a sperimentare, a
lavorare su me stesso e sul mio stile. Oggi il mio percorso è cresciuto: non si tratta
più solo di scrivere canzoni, ma di costruire un progetto musicale con una visione
chiara.
Quando hai capito che fare l’artista era la tua strada?
C’è stato un momento preciso: la prima volta che ho fatto ascoltare un mio pezzo a
persone che non mi conoscevano. Ho visto che quelle parole e quella melodia
riuscivano a toccare emozioni vere. Lì ho capito che la mia musica poteva avere
un impatto e che quella era la mia strada.
Raccontaci l’iter del processo creativo che segui per la creazione
di un brano.
Ogni pezzo nasce da un’emozione. Può essere un ricordo, una situazione che
vivo, o anche solo un’immagine che mi rimane impressa. Scrivo sempre prima le
parole, perché per me il testo è fondamentale, poi costruisco intorno la base, le
melodie e i dettagli sonori. Non forzo mai il processo: lascio che le idee vengano
da sole.
Descrivici l’album che sta per uscire.
Il nuovo album è un viaggio personale. Racconta la mia visione della vita, con
momenti di verità, di riflessione e anche di leggerezza. È nato dall’esigenza di
mettere insieme diverse fasi del mio percorso, creando un filo conduttore che lega
ogni brano a un’emozione precisa.
Spiegaci il significato della copertina del brano “Vetri Fumè”.
La copertina rappresenta la dualità tra ciò che si vede e ciò che resta nascosto. I vetri fumè non lasciano intravedere tutto: ci sono sogni, verità e segreti che restano dietro quei vetri, e la mia musica vuole proprio raccontarli.
Perché hai scelto questo titolo e cosa vuole raccontare?
“Vetri Fumè” è il simbolo di un confine tra la realtà e la percezione. Non sempre
mostriamo tutto di noi, ma dietro quei vetri ci sono storie che meritano di essere
raccontate.
Che tipo di fruizione e influenza pensi possa avere sugli ascoltatori?
Penso che il brano possa essere ascoltato sia come un pezzo di intrattenimento,
sia come un momento di introspezione. Dipende da chi lo ascolta: ognuno può ritrovarci una parte di sé.
Come si struttura una tua performance dal vivo?
Le mie performance sono un mix di energia e intimità. Mi piace creare
connessione col pubblico, alternando momenti più intensi a quelli più leggeri. Non
voglio solo cantare, ma raccontare una storia sul palco.
Raccontaci una tua giornata tipo.
La mia giornata tipo parte sempre con la musica, che sia ascoltata o scritta. Poi c’è
la vita quotidiana, il lavoro, gli impegni, ma la musica resta sempre lì, pronta a
riaffiorare. Alla sera mi ritaglio spesso il tempo per scrivere o registrare idee.
C’è qualche artista del passato da cui hai preso ispirazione?
Sì, tanti. Nel panorama italiano sicuramente i pionieri del rap mi hanno influenzato.
A livello internazionale artisti come 2Pac o Nas mi hanno insegnato quanto le
parole possano cambiare la percezione di chi ascolta.
Come curi il look artistico?
Il look per me deve rispecchiare l’autenticità: niente di costruito. Scelgo capi che mi
rappresentano, che siano urban ma anche versatili. Voglio che chi mi vede
riconosca subito lo stesso “Real Dave” che sente nei brani.
Come vorresti che i social guidassero la tua musica?
Vorrei che i social fossero una vetrina per arrivare a più persone, ma senza
perdere autenticità. Non inseguo la viralità fine a sé stessa: preferisco che la gente
arrivi ai miei pezzi perché ci si riconosce, non perché sono solo di tendenza.
Se potessi rinascere in quale periodo musicale sceglieresti di
vivere?
Probabilmente negli anni ’90, quando il rap e l’hip hop stavano esplodendo e
avevano una forza rivoluzionaria incredibile. Era un’epoca di sperimentazione e
libertà artistica.
Come gestisci l’ansia da prestazione prima di una performance?
L’ansia c’è sempre, ma la trasformo in energia. Prima di salire sul palco mi
concentro, respiro profondamente e penso che quella è la mia occasione per
trasmettere qualcosa di vero. E quando parte la musica, sparisce tutto.
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