I THE LIGHTBRINGER OF SWEDEN tornano dopo un paio d'anni dal precedente lavoro con questo nuovo full lenght ( THE NEW WORLD ORDER ) e si guadagnano, senza se e senza ma, l'appellativo che da il titolo a questo articolo.
Attenzione, la definizione di eroi dal passato non deve essere letta con accezione negativa, non vanno presi come l'ennesima band che si nutre di schemi triti e ritriti presi a piene mani dal glorioso passato metallico ottantiano ma, piuttosto, come una band in grado di portare avanti quel discorso in maniera assolutamente attuale.
L'intero album scorre piacevolmente e, udite udite, potrebbe persino essere apprezzato da chi, solitamente, predilige una musica più soft, infatti, il grande merito che va loro riconosciuto, è la riscoperta del "gusto per la canzone" ossia per la costruzione di brani dove armonia, melodia e ritornelli ci avvolgono in maniera del tutto naturale.
Per far sì che tutto ciò sia possibile vanno dati grandissimi meriti al chitarrista e produttore Lars Eng che, indubbiamente, è riuscito a rendere attuale un album che affonda le proprie radici nell'amore per il metal classico e, soprattutto, nel metal europeo degli anni ottanta e novanta.
Altro merito che gli va ascritto è l'aver messo dietro al microfono quel cantante stellare che risponde al nome di HERBIE LANGHANS, ossia il perfetto interprete per questo tipo di brani vista anche la sua non più verdissima età... ne sta per compiere 48...
interprete perfetto, si diceva, grazie alla sua voce ruvida ma assolutamente pulita e alla capacità di interpretare magistralmente sia i pezzi più tirati, quelli di stampo Power metal, che quelli più "intimi" come le ballad presenti in questo disco.
L'azzeccatissima prestazione vocale di Langhans riesce a mascherare anche quello che, a mio modestissimo avviso, è l'unica pecca che si può imputare a questo lavoro, ossia la poca attenzione rivolta all'ordine dei brani in scaletta;
se è vero, e lo è, che il cantato riesce ad evitare che l'ascoltatore decida di stoppare l'ascolto è altresì vero che la seconda parte del disco risulti troppo appiattita su pezzi lenti e ballad...
mischiare un po' le carte avrebbe giovato e non poco al giudizio da dare a questo album che, intendiamoci, rimane comunque un disco che merita un 8-
Così tante lodi e non gli dai un 8 pieno?
Sì, quel meno ci sta tutto perchè alcuni brani ricordano ( ho scritto ricordano, non copiano )fin troppo pezzi, o band, ultrafamosi
...un esempio, ascoltare "Where the eagles fly" ti catapulta immediatamente al ricordo di
"Tears of the dragon" di Bruce Dickinson...
...ma la colpa è mia che ascolto troppa musica da troppi anni e, poi, le note sono sette...
Poi, se riporti alla mente Dickinson, Helloween, Stratovarius e, a tratti anche i Whitesnake
beh, tante grazie, hai vinto tu.
Buon ascolto
👏👏👏❤️