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“I’m free, let me be…”: l’inno di un addio di chi sceglie di amare se stesso. Il 20 giugno esce il nuovo singolo “Goodbye” di Camo.



“Goodbye” è il nuovo brano che uscirà il 20 giugno 2025 dell’artista Camo.


Il testo parla di un addio che non è inteso come abbandono negativo, bensì come rivendicazione di se stessi.

La frase del brano “I’m free, let me be…” è una dichiarazione di indipendenza emotiva, un momento di rottura dove il protagonista decide di spezzare le catene che lo hanno tenuto docile ed in disparte per esplodere e liberarsi di un legame soffocante con il passato.

È un modo per riprendere la propria voce dopo un tempo passato a tacere per paura del giudizio degli altri.

“Goodbye” diventa, quindi, l’emblema del distacco da tutto ciò che fa male, da tutte le relazioni tossiche instaurate fino ad ora ed è, inoltre, anche una richiesta di rispetto nei confronti di coloro che, avvicinandosi, hanno solo cercato di cambiarlo.


Lasciar andare rimane l’unica soluzione per ritrovare la propria strada.




- Camo è il tuo vero nome?


Il mio vero nome è Camilo Moises Celestino Acha, un po’ tanto lungo ma è solito in Perù avere due nomi e portare entrambi i cognomi! Camo è il soprannome che mi hanno dato qui in Italia, inizialmente avevano scelto Cami gli amici; tuttavia, la sostituzione della i finale con la è stato necessario per rendere il soprannome al maschile!


- di dove sei e come la tua città ti ha influenzato artisticamente.


Sono peruviano, di Lima… la capitale, ma vivo in Italia ormai da 21 anni. Ovviamente la mia cultura ha influenzato il mio percorso artistico. Nasco come cantante pop italiano, mi sono ispirato sempre a Marco Mengoni o Alessandra Amoroso, tuttavia, con l’intuizione dei miei produttori e della stessa casa discografica, negli ultimi due singoli abbiamo iniziato a mischiare l’Italian pop con il latin pop in modo che anche sul palco, possa esprimermi pianamente. Oltre che cantare, mi piace ballare e allora negli ultimi due singoli, il latin pop mi permette di farlo, in fondo si sa che noi latini siamo un po' “showman”.


- Raccontaci il tuo percorso musicale dalle origini fino ad oggi.


Il mio percorso musicale trova le sue origini dalla mia passione verso il canto fin da piccolo, tuttavia, a causa delle condizioni economiche della mia famiglia, non mi è stato possibile studiare. Ho comunque, qui in Italia, intrapreso un percorso canoro all’interno della Corale della Parrocchia Sacra Famiglia di Novate Milanese che ho sempre frequentato. Nel 2022, ho iniziato un percorso di studio insieme alla mia prima Vocal Coach Valentina Milano a Vicenza, dove mi ero trasferito per lavoro. Con lei ho iniziato a educare la mia voce al canto, lei ha creduto subito in me e nelle mie capacità. Mi ha portato nel giro di pochi mesi a realizzare il mio primo singolo “Anche questo è amore”, prodotto insieme ad Enrico Penta Bulla (Ceo e Produttore Musica della Protocollo Zero Music Factory di Vicenza) e Jaydar (Direttore Artisico dello stesso studio). Nella seconda metà del 2022, il mio percorso musicale ha proseguito con una nuova collaborazione: lo studio J Music di Milano, dove ho costruito la mia grande squadra e tutt’ora attuale, insieme al produttore musicale Jacopo Festa e alla song writer e vocal coach Barbara Schera Vanoli. Insieme a loro, la mia big music family, ho realizzato un singolo da artista indipendente e poi altri cinque singoli firmati dalla label SmilaxPublishing.


- Quando hai capito che fare l’artista era la tua strada? C’è stato un evento in particolare che te lo ha fatto comprendere?


Assolutamente sì, questo grande evento arrivò a sorpresa nell’estate 2024. A giugno di quell’anno, l’agenzia Nove Eventi mi convocò per partecipare al Festival European Voice alla Trentino Music Arena in apertura al concerto di Drillionaire e Anna Pepe. Quel giorno sul palco cantaì il mio singolo “Te Quieroasi’”. Era la prima volta che salivo su un palco così importante, in un’arena piena di gente. Ricordo che l’esibizione volò via  velocee leggera, troppo veloce per rendermi conto di ciò che stava succedendo al punto che, alla fine di tutto, scendendo dal palco mi dissi: “questo è quello che voglio fare da grande”.

 

- Raccontaci l’iter del processo creativo che segui per la creazione di un brano e da cosa ti lasci ispirare.


Anzitutto, per creare un brano, ho bisogno di riflettere molto sulla mia vita. Tutti i brani pubblicati ad oggi, raccontano qualcosa di me, di quanto ho vissuto fino ad oggi. Dunque, ascoltarmi, capirmi e realizzare sono tre passaggi fondamentali per poter scrivere una canzone. Nel caso di questo mio nuovo singolo, oltre a questi tre passaggi, è stato fondamentale anche un percorso di crescita e cambiamento a livello piscologico. La psicoterapia è stata fondamentale per me, e qui, permettetemi di ringraziare la Dr.ssa Fioretti Alessandra, che è stata capace di aiutarmi in questo. Solo dopo aver compreso pienamente la parte emotiva di me, che scelgo di lavorare, solo allora, inizio a scrivere. Allo stesso tempo, inizio anche a farmi idee del tipo di beat che voglio per il singolo in costruizione e, qui mi diverto tanto, perché significa isolarsi nell’ascolto di tanta musica, di tanti artisti diversiche poi servono come reference per la riuscita della linea melodica. Trovata anche questa, ci chiudiamo in studio insieme al mio produttore musicale e alla mia vocal coach e iniziamo a cucire il brano, facendo attenzione anche ai dettagli. La realizzazione di un brano, in alcuni casi, ha comportato anche a sei mesi di lavoro.


- Parlaci del brano “Goodbye”, di cosa parla e come hai trovato l’ispirazione per scriverlo?


In questo caso, come vi dicevo, è stato necessario un percorso di crescita personale con la psicoterapia per riuscire a crescere e maturare. Necessario, assolutamente. Il 2023 si è chiuso con la morte improvvisa di mio padre (53 anni), a livello relazionale quei legami che definivo i miei porti sicuri iniziavano a traballare al punto da sembrare una nave persa in mezzo al mare senza un porto sicuro. A livello musicale, post morte di papà, ho subito un problema di reflusso legato all’ansia che non mi permetteva più di cantare. Insomma, era tutto un periodo buio e così, ho dovuto iniziare a intraprendere un percorso che mi aiutasse a superare tutto questo. La psicoterapia in primis, una nutrizionista che si è preso cura di me (pesavo 103 kg), il mio personal trainer e mio fratello come fonte di sprono sono stati la chiave vincente per combattere l’ansia e il poco amore verso me stesso. Ero vittima della bassa autostima e della paura, non ero in grado di reagire e senza rendermene conto ero protagonista di relazioni tossiche. Ho dovuto affrontare a fondo tutti i traumi che da bambino ho subito e mi hanno condizionato al punto tale di arrivare a soffrire così tanto. Solo dopo questo affronto e accettazione sono stato in grado di cominciare la mia rinascita, riuscita alla grande e libero di volare con una maturità diversa:  I’m free let me be… per citare il testo del mio nuovo singolo.


- Come si struttura una tua performance dal vivo?


Tanto studio, tanta preparazione. Ovviamente cambia se devo salire sul palco per cantare un singolo o se devo tenere il palco per uno show più completo ma tendenzialmente, insieme a Barbara (la mia vocal coach), facciamo sempre una simulazione di ogni singolo palco per affrontarlo al meglio. Teniamo in considerazione, lo spazio, il tipo di presentazione, il tipo di gente che potrebbe esserci e in base a tutte questo decidiamo come esibirmi. Importantissimo anche il look, lo curo molto in ogni singola presentazione.


- Raccontaci una tua giornata tipo.


Una giornata tipo? Sono tutte diverse… ma fondamentalmente iniziamo con una sveglia intorno alle 7, dopo mezz’ora in base alla giornata affronto la mia corsetta mattutina 5/10 km, rientro in Hotel (perché vivo in Hotel, il mio vero mestiere è il Direttore d’Albergo), faccio colazione e mi preparo per scendere in ufficio. Ci rimango fino alle sei circa e poi palestra, la sera rientro ceno in Hotel e dopo mi dedico allo studio della musica, provare oppure a rilassarmi davanti ad un film su Netflix. Nel mentre cerco di mantenere vivi i rapporti con la mia famiglia e i miei amici con messaggi e chiamate, ci tengo tanto alle persone.

 

- C’è qualche artista del passato da cui hai preso ispirazione?

 

Non tanto del passato ma attuali e sono due in particolare: Marco Mengoni e Alessandra Amoroso. Loro aldilà delle loro capacità canore, per me, sono di grande ispirazione per la loro umanità. Quella capacità di rendere vere le emozioni sia che cantino sia che parlino. Amo la loro capacità di trasmettere al pubblico, senza frasi fatte o ad effetto. Ci tengo tanto alla comunicazione, alle relazioni con le persone, alla trasparenza e a vivere di sentimenti e loro sono ispirazione grande di tutto questo.


- Come curi il look artistico?


Comprando da Zara… scherzo! O forse no… sono partito di vestiti soprattutto ora che ho perso 31kg. Amo cambiarmi, indossare outfit particolari che rimangano impressi o comunque curati. Ad ogni evento indosso qualcosa di diverso, è la mia ansia più grande: capire cosa indossare. Ma alla fine ci riesco sempre…vi svelo un segreto, il 20 giugno al mio concerto in occasione dei miei tre anni di carriera artistica, cambierò tre volte i vestiti durante lo show… sono un amante di questo!


- Se potessi rinascere in quale periodo musicale sceglieresti di vivere?


Forse negli anni 70/80, amo la musica italiana di quel periodo. Leggera, piena di sentimento, messaggi veri e belli, rispettosa, un mondo che oggi dimentichiamo. Mi dispiace che le nuove generazioni non conoscano gli artisti di quegli anni. La musica attuale, secondo me, è sempre peggio. Segue una moda completamente sbagliata.


- Come gestisci l’ansia da prestazione prima di una performance?


Pregando, prego sempre prima di salire sul palco. Nella preghiera riesco ad isolarmi e chiudermi in me e poi in quel momento, mi collego sempre con i miei nonni e mio papà e loro mi danno la forza per salire sul palco.

 

- cosa significa per te dire “goodbye” a qualcuno?


Non dico mai Goodbye a qualcuno ma all’idea di quel qualcuno. Le persone le mantengo sempre nella mia vita, non sono uno che chiude le porte, non mi piace. Lavoro molto sull’abbandonare quell’idea sbagliata che avevo della persona senza privarmene del tutto della stessa. Goodbye, nel mio nuovo singolo, è riferito alla malinconia e melanconia di ciò che mi ero costruito in testa che a volte non è poi quello che veramente si ha o si è.

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