È un Sabato qualunque, un Sabato italiano, il peggio sembra essere passato, la notte è un dirigibile che mi porta in quel di Assago...
Scusandomi con Sergio Caputo per aver rovinato un suo conosciutissimo testo vengo al dunque.
Era Sabato 7 Maggio, un Sabato qualunque appunto e, se pensiamo che i Live sono, finalmente, ripartiti sembra davvero che il peggio sia passato.
Il mio ritorno sotto ad un palco è avvenuto in occasione della data milanese dei Dream Theater, ossia il punto di riferimento più alto per quel che riguarda il "Progressive Metal"; per quei pochi che non li conoscessero, i Dream Theater, sono sulla scena dalla metà degli anni ottanta ed hanno all'attivo quindici studio album, diversi live album e qualcosa come quindici milioni di copie vendute!
Con queste credenziali è facile intuire che i loro live, dal punto di vista tecnico, qualcosa di incredibilmente perfetto.
Chi era presente alla data meneghina dei "signori del Prog " ha potuto ascoltare quattro brani tratti dal loro ultimo lavoro in studio e cioè "The Alien ", "Awaken the master", " Invisible monster" e "A View from the top of the world " ( brano che da il titolo al loro ultimo album) ed altri sei pezzi più datati come " 6:00", " Endless Sacrifice", "Bridges in the sky", "About to Crash", "The ministry of lost souls" e la meravigliosa "The Count of Tuscany ".
In ognuna delle tracce eseguite si è potuto godere appieno delle incontestabili e straordinarie abilità tecniche di ogni singolo membro della band, basti pensare che il pezzo più corto tra quelli eseguiti sfiora i sei minuti di durata mentre il più lungo supera i venti minuti...o si è pazzi o si è bravissimi, ecco, loro, fanno parte della seconda categoria, bravissimi.
In ogni brano proposto le orecchie dei presenti sono state cullate ed estasiate sia dalle note profuse dalla chitarra di quella MACCHINA DA RIFF che il Dio del Prog ha voluto conoscessimo come John Petrucci, assoluto protagonista della serata, sia dallo straordinario basso di John Myung che, in collaborazione con il terrificante ( dal punto di vista tecnico ça va sans dire) Mike Mangini dietro le pelli, ha dato vita ad una sessione ritmica che definire perfetta sarebbe riduttivo.
Da lode anche Jordan Rudess alle tastiere così come James LaBrie che, seppur non raggiungendo più ( forse) le incredibili vette degli anni 90, ha sfoderato una prestazione vocale molto più che buona: intonazione, tecnica e timbro non si comprano al supermercato e James li possiede eccome e li ha mantenuti intatti nonostante, da trent'anni, sia "costretto " a portare avanti show che superano abbondantemente le due ore e mezza... aggiungeteci che ha da poco compiuto 59 anni e applauditelo, sì, applauditelo anche se, a volte, si aiuta con qualche effetto.
Il concerto è stato da 10, per la lode sono mancate solo un paio di cose,
la prima, il pubblico... vedere il Forum mezzo vuoto non è stato per nulla piacevole ma da ancora maggior valore alla prestazione della band, altri, con tutta probabilità, avrebbero suonato svogliati " scazzati", beh, non loro! In primis perché sono professionisti e, poi, perché fanno musica con passione... altrimenti chi glielo farebbe fare di chiudere la serata con tre brani da quasi venti minuti di durata ciascuno?!?
La seconda pecca è, in realtà, un mio desiderio rimasto deluso, infatti, avrei davvero molto gradito l'esecuzione di almeno un pezzo tratto da "Images and Words" che, per me, rimane il loro capolavoro e che, in assoluto, è il disco che più di ogni altro potrebbe far loro avvicinare nuovi estimatori grazie all'immediatezza con cui arriva nonostante gli immancabili tecnicismi.
È stata una serata che ha sicuramente reso felici i progesterone più intransigenti e che ha rischiato di annoiare chi, invece, non conosce la loro Opera Omnia.
Ma il mio compito è di traghettarVi verso la buona musica e, allora, beccatevi "Images and Words"... mettetevi comodi, preparatevi un whisky e cliccate sul link... mi ringrazierete!
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